«La storia che ci lega a Libero Grassi ha aperto un varco, ma oggi c’è bisogno di continuità e di un noi che unisce delle forze. C’è bisogno di una corresponsabilità che unisce le istituzioni alla politica, perché c’è il rischio che si vada verso una normalizzazione: si è passati, negli ultimi anni, dalla percezione del crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato, perché è diventato una delle tante cose». Così Don Luigi Ciotti a margine di un incontro di Sos Impresa alla Camera di commercio di Palermo, per proporre la prima giornata nazionale antiracket, come occasione annuale per fare il punto sulla lotta all’estorsione.
La giornata è stata organizzata nel giorno in cui ricorre l’anniversario della pubblicazione della lettera di Libero Grassi sul Giornale di Sicilia nella quale l’imprenditore dichiarava pubblicamente di rifiutarsi di pagare il pizzo.
«Sei milioni di persone in povertà assoluta - continua Don Ciotti - vogliono dire che nel nostro paese quelle stesse persone non sono libere. Chi vive certe condizioni non può esserlo. L’antimafia è una battaglia culturale ed educativa delle politiche sociali. Quando vediamo - prosegue - che la politica toglie quei finanziamenti sulla povertà educativa, dico: ci saranno delle precedenze se vogliamo lottare contro il male e la corruzione? In Italia non c'è un solo territorio, ma ci sono tanti Caivano che hanno bisogno di interventi strutturali», conclude Ciotti.
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