Palermo

Mercoledì 05 Febbraio 2025

Palermo, la strana spedizione punitiva sull'auto di cortesia

Francesco Lupo scende dall'auto

Un tentato omicidio alla luce del giorno, davanti a numerosi testimoni e perfino utilizzando una vettura di cortesia che ha reso l’auto e i suoi occupanti facilmente rintracciabili. È uno degli aspetti più oscuri e paradossali delle indagini che hanno indicato Francesco Lupo come uno degli autori di quella che appare sempre più come una spedizione punitiva. L’uomo fermato l’antivigilia di Natale dalla polizia aveva portato dal meccanico la Golf, intestata alla madre ma utilizzata da lui, ricevendone una sostitutiva in attesa delle riparazioni. Nel frattempo, però, avrebbe pensato bene di compiere l’agguato ai danni di Antonino Fragali con la Volkswagen Taigo chiara, noleggiata il 17 dicembre, cioè cinque giorni prima: impossibile non dare nell’occhio, soprattutto per via della scritta del nome della concessionaria, ben visibile sulla fiancata. Un dettaglio talmente grossolano che ha permesso agli uomini della Squadra mobile di risalire subito a chi impugnava la pistola. I sistemi di videosorveglianza, collocati all'esterno del cimitero e quello di un’abitazione privata hanno catturato tutte e fasi salienti della sparatoria. Alle 11,47 e 31 secondi la Volkswagen era stata ripresa mentre si avvicinava all'ingresso principale del camposanto. Dal video e dai fotogrammi estrapolati si vede aprire lo sportello lato passeggero anteriore e scendere un uomo vestito di chiaro con un’arma in mano, seguito poco dopo da un’altra persona con indumenti scuri. Entrambi a viso scoperto, si dirigono verso il luogo dove si consumerà di lì a pochissimo il raid che prende di mira l’operaio della Reset che si trovava ai Rotoli per visitare la tomba del padre, morto a dicembre del 1998 in un incidente stradale in viale dell’Olimpo. Per gli inquirenti uno dei due è sicuramente Lupo, riconosciuto anche grazie agli indumenti che poi gli saranno sequestrati. Ma gli investigatori sarebbero risaliti anche all’identità dell’altro complice, pure lui distinguibile dalle immagini, mentre il terzo che era al volante non sarebbe stato inquadrato dalle telecamere. L’occhio elettronico ha poi documentato la lite successiva e l’assalto con calci e pugni a Fragali, culminato con i colpi di pistola che lo raggiungono al torace e all’addome. I filmati mostrano quindi Lupo risalire rapidamente sulla Volkswagen assieme al complice e fuggire in direzione di Mondello. Lupo viene individuato subito proprio grazie a Fragali, che fa il suo nome ai due poliziotti che lo avevano raggiunto a Villa Sofia, prima che venisse trasferito in sala operatoria. Altri riscontri inequivocabili arrivano nel corso del sopralluogo effettuato dagli agenti allo Zen, dove abita Lupo. Nei pressi di via Fausto Coppi viene trovata la Volkswagen Taigo con la lettera di noleggio, mentre da uno dei passaggi pedonali in cui risiedono i familiari del killer viene lanciato un sacchetto contenente una pistola semiautomatica Beretta con matricola abrasa, completa di caricatore vuoto, perfettamente compatibile con quella usata contro Fragali e che davanti ai Rotoli aveva lasciato a terra sette bossoli. All’interno del sacchetto c’era anche la chiave con l’indicazione del modello e della targa della Volkswagen nonché una felpa di colore grigio, un paio di jeans e le scarpe da ginnastica Nike bianche e nere, capi d’abbigliamento in tutto e per tutto simili a quelli indossati dall’uomo che aveva esploso i colpi.

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