Un uomo semplice e pieno di amore. Le fotografie raccontano le vite e quella di Maurizio Francoforte, 62 anni, non è il bianco e nero della sua tunica da parroco, ma una esistenza costellata da tutti i colori dell’arcobaleno: il prete ha lasciato Brancaccio di nuovo orfana di un uomo che credeva nel suo riscatto, nel recupero dei giovani del quartiere attraversato da decenni di malaffare, faide e droga come fonte di reddito. Al cordoglio della comunità si è aggiunto il ministro dela Difesa, Guido Crosetto: « Ha rappresentato un faro di speranza e di amore per la collettività. Il suo spirito e il suo impegno per la legalità rimarranno esempio e guida per tutti». Umile tra gli ultimi, con la camicia e i jeans, con la maglietta verde speranza e lo zaino in spalla, a testimoniare il cammino in salita e la vetta ancora da raggiungere. Il profilo social di Don Maurizio immortala una istantanea di gruppo di «famiglia» con bambini e adulti. Sopra la scritta «Ciò che inferno non è... Eccoci».
Sandali e abbigliamento trasandato. «L’unica volta che lo ho visto tirato a lucido - ricorda Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro - è stato durante l’incontro con il Pontefice. Ha subito cercato di unire le forze, parrocchia e associazione, partecipando ai nostri ritiri spirituali e ai campi scuola. Ma poi questa collaborazione fu bloccata».
Da ieri la sua salma è in una camera ardente allestita in quella che è stata la sua casa per 16 anni. Era malato di cancro e sapeva di avere poco tempo. Eppure, fino a due mesi fa, andava nella chiesa di San Gaetano Maria Santissima del Divino Amore a fare messa e a distribuire ostia e speranze.
«Io sono solo il viceparroco, il parroco è sempre don Puglisi», è la sua ultima testimonianza rilasciata a novembre scorso, quando aveva rilanciato il progetto Terra Promessa. Un appello per costruire un parco giochi nel quartiere, dando concretezza proprio alle parole che furono dell’altro parroco ucciso dalla mafia: se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto. «Nel 2013 - spiegava Francoforte - ci è stato dato in comodato d’uso per 99 anni un terreno confiscato in via Fichidindia all’imprenditore Gianni Ienna. Per edificare il nuovo complesso parrocchiale intitolato al beato Puglisi. Uscendo fuori da tutte le oppressioni della criminalità organizzata, il terreno deve essere riconquistato e riabitato dal popolo e per fare emergere che questo popolo ha avuto un riscatto». Poi il ricordo della giornata di felicità collettiva con la visita di papa Francesco. «Ma è venuto proprio per noi?», chiedevano i residenti a don Maurizio, quasi increduli di tanta attenzione. «Per quel giorno la parola «mafia» che marchia a fuoco il quartiere è stata cancellata», aveva aggiunto il parroco. Ma quanto è impegnativo essere punto di riferimento positivo in una trincea dove si deve sempre stare all’erta? «In qualche modo padre Puglisi si prende cura di noi - aveva spiegato - . Anche questo progetto fatto in suo nome ha attirato tanta solidarietà di persone che hanno ancora per lui affetto e gratitudine».
Ieri l’ultimo saluto al pastore: folla e lacrime sin dalla mattinata e alle 18 la comunità di fedeli si è riunita in una preghiera comunitaria. Le esequie saranno celebrate invece oggi alle 10.30 nella chiesa della Missione Speranza e Carità di via Decollati. «Il nostro cuore si è infranto - dice l’arcivescovo Corrado Lorefice - ma è sereno perché questo è il Natale di don Maurizio Francoforte, il parroco di Brancaccio che ha avuto, e continuerà ad avere nel cuore, il bisogno di rendere concreto il messaggio del Martire e Beato Pino Puglisi». In occasione della visita, lo scorso settembre, della Commissione parlamentare sulle periferie, don Francoforte aveva manifestato sentimenti di insofferenza. «Siamo stufi delle parole», aveva detto. Una incompiuta gli pesava sull’anima più di ogni altra cosa.
«Sarà impossibile - ricorda il consigliere Gianluca Inzerillo all’uscita dalla chiesa - non avere un ricordo fervido di lui e auspico che la nuova chiesa che sorgerà in via Fichidindia porti il suo nome».

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