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Palermo, il post della moglie di Francesco Lupo dopo l'agguato ai Rotoli: «Se ti arrestano ti aspetterò»

Un grido di dolore o la condivisione di un movente, ancora non del tutto chiaro nemmeno agli investigatori? Mentre Antonino Fragali è sempre in prognosi riservata, la moglie di Francesco Lupo, raggiunto da una miriade di indizi che hanno portato la Procura a ordinarne il fermo per tentato omicidio, si rivolge al marito con un messaggio diffuso, perché tutti sappiano: «Per quanto lunghe possano essere queste condanne, per quanto lungo sia il tempo che dovrò aspettare. Per ogni inizio c'è sempre una fine... Io nel frattempo continuerò a essere forte, proprio tu me lo hai insegnato a non mollare mai. Ti aspetto... Perché la strada sarà lunga, ma non irraggiungibile...», scrive Michelle Ragona.

La signora Lupo firma con un cuore e con una dichiarazione («Io e te da sempre») che non lascia spazio a molti dubbi, peraltro supportata da tantissimi commenti per esprimere solidarietà e affetto a chi avrebbe sparato. Dietro le frasi sibilline, infatti, si potrebbero nascondere i motivi che avrebbero spinto Lupo a impugnare la pistola per ammazzare il parente dell’uomo che aveva assassinato il padre e il fratello. Non a caso nei profili dei due coniugi ci sono foto e continui riferimenti a Giacomo Lupo, la promessa del pugilato di 19 anni, uccisa assieme al padre Antonino il 14 marzo del 2019 allo Zen, da Giovanni Colombo, reo confesso, poi condannato a 18 anni e primo cugino di Fragali.
Proprio questo dettaglio potrebbe avere innescato dopo cinque anni e mezzo la vendetta per un fatto mai del tutto sopito né dimenticato. Colombo disse di avere sparato per salvarsi la vita: una versione alla quale non hanno dato credito né i giudici di primo grado né di appello anche se il movente alternativo, quello dei contrasti maturati nell’ambito di affari di droga, ritenuto decisivo da chi indagava, rimase indimostrato. «Ho ucciso per paura. O morivano loro o io», era stata la linea di Colombo, che oggi ha 32 anni: spiegò di avere sparato dopo essere stato circondato da un gruppo di persone che voleva vendicare l’affronto legato a una precedente lite proprio con Francesco Lupo, fratello di Giacomo e figlio di Antonino, quest’ultimo considerato un pezzo grosso del traffico di stupefacenti in mano alla criminalità organizzata.

La tesi della legittima difesa, in realtà, mal si conciliava con i 17 colpi di pistola esplosi dall’imputato, in precedenza condannato a due anni per la rissa che il 14 febbraio 2015 portò alla morte del giovane medico Aldo Naro nella discoteca Goa. Francesco Lupo invece, protagonista della zuffa che aveva innescato la follia collettiva, era scampato miracolosamente all’assalto al quale sarebbe stato presente anche Fragali. Colombo si presentò in commissariato ben sapendo non solo che ormai era stato identificato, ma anche che rischiava di essere rintracciato da parenti e amici delle vittime, non solo dalla polizia. Non a caso la sua famiglia dovette poi lasciare lo Zen per trasferirsi allo Sperone. I vecchi rancori però covavano ancora.

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