Francesco Lupo è arrivato all’ingresso del cimitero dei rotoli in via Vergine Maria a bordo di una Volkswagen Taigo, automobile di servizio rilasciata dall’officina dove aveva portato a riparare la sua Golf. È sceso ed è andato incontro ad Antonino Fragali, mentre il complice alla guida del mezzo stava posteggiando l’auto davanti il fioraio. Prima una raffica di calci e pugni, poi l’esplosione di 7 colpi di pistola, una Beretta calibro 9 parabellum semiautomatica, che gli investigatori della squadra mobile ritroveranno allo Zen 2 all’interno di un sacchetto lanciato da uno dei balconi dei casermoni. La pioggia di fuoco verso l’operaio quarantatreenne della Reset, con precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio e sotto sorveglianza speciale, si è scatenata poco prima di mezzogiorno in mezzo alla folla. Fragali, adesso ricoverato nel reparto di rianimazione di villa Sofia in condizioni stabili dopo un lungo e complicato intervento chirurgico, era andato a fare visita al padre (domenica sarebbe stato il suo compleanno), morto in un incidente stradale in viale dell’Olimpo.
Lupo, come mostra la sequenza di frame estrapolati dalle telecamere del cimitero, dopo aver impugnato l’arma e aver sparato in mezzo alla folla colpendo al torace e all'addome la vittima, risale sull’auto, che sfreccia via tra le urla della gente. Fragali, a terra, viene soccorso da alcuni presenti: usano dei giubbotti per cercare di frenare l’emorragia di sangue in attesa dei soccorsi. Quando il 118 arriva sul posto la vittima non ha dubbi: «È stato Francesco lupo». Una frase ripetuta più volte anche agli investigatori della squadra mobile che si dirigono allo Zen in cerca del trentenne adesso accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, porto di arma clandestina e ricettazione dell’arma. Tra i capi d’accusa anche il concorso con ignoti: la polizia infatti sta cercando altri due compici, ripresi dalle telecamere di video sorveglianza, ma al momento non ancora identificati.
Lupo non oppone resistenza, mentre da un’abitazione vola un sacchetto: dentro ci sono la pistola con il caricatore vuoto, una chiave con la targa della Taigo, una felpa di colore grigio e un paio di jeans compatibili con quelli indossati dall’uomo che ha sparato davanti ai Rotoli. Lupo, difeso dagli avvocati Vincenzo Giambruno e Giovanni Castronovo, interrogato dal gip per l’udienza di convalida è rimasto in silenzio: adesso si trova nel carcere di Pagliarelli in attesa del processo. Sull’aggressione aleggia la vendetta per la linea di sangue aperta nel 2019.
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