Palermo, la pioggia di fuoco ai Rotoli: l'operaio Reset ha subito indicato Lupo come suo aggressore
A indicare l’autore del tentato omicidio è stata la stessa vittima, Antonino Fragale, 43 anni operaio della Reset con alcuni precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio e sottoposto a sorveglianza speciale, che domenica mattina davanti al cancello del cimitero dei Rotoli di via Vergine Maria, a Palermo, è stato raggiunto da una pioggia di fuoco scaricata da Francesco Lupo, 30 anni, figlio e fratello di Antonino e Giacomo Lupo, assassinati il 14 marzo 2019 allo Zen da Giovanni Colombo, cugino di primo grado della vittima dell’aggressione appena fuori il camposanto. Agli investigatori della squadra mobile Fragale avrebbe subito fatto il nome di Lupo: gli agenti si sarebbero subito diretti a casa del trentenne con alcuni precedenti per lesioni e l’uomo avrebbe subito confessato, indicando l’automobile ripresa dalle telecamere di sorveglianza del cimitero e dove aveva nascosto la pistola usata per l’agguato. Questa mattina alle 10,30 si è svolta l’udienza di convalida davanti al Gip ed è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Lupo, assistito dagli avvocati Vincenzo Giambruno e Giovanni Castronovo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Su di lui gravano le accuse di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione, porto di arma clandestina e ricettazione dell’arma. Tra i capi d'accusa anche il concorso in tentato omicidio con ignoti: gli investigatori, infatti, stanno cercando altri due complici. Per gli inquirenti, l’agguato si collegherebbe alla linea di sangue aperta nel 2019, quando Giovanni Colombo per una «mala taliata» alla fidanzata di Francesco Lupo uccise il padre e il fratello. Colombo poi si consegnò alla polizia, spiegando: «o me o loro». A fare da sfondo al movente, dei più futili, ci sarebbero stati però affari di droga. In quel contesto, Fragale, cugino di primo grado di Colombo, era presente per tentare una mediazione alla fine sfociata nel sangue.