È un altro villaggio dei fantasmi nel libro affollato che raccontava la lista dei beni abbandonati e cadenti della città già nel 2019. Ma ora sull’ex ospizio di beneficenza dei principi di Palagonia si sono accesi i riflettori. Anche Comune, Regione e Ance scendono in campo per tentare di strapparlo al lungo oblio. Impresa non facile e onerosa, perché la struttura di via Paternostro non è un singolo palazzo con tetti e mosaici mangiati dalla muffa. E neppure l’impianto sportivo chiuso e senza l’eco degli applausi, o l’asilo dove al posto dei banchi con quaderni e matite erano stati montate le brande di tossicodipendenti e senzatetto. L’area di via Paternostro è così ampia da occupare circa 9 mila metri quadrati in pieno centro. Nascosta alla vista, inghiottita dalle tenebre della dimenticanza. Fino ad oggi, almeno. L’appello per il salvataggio, lanciato sul Giornale di Sicilia da un forum di associazioni, raccoglie i primi consensi. «Un esempio di degrado, abbandono e mala burocrazia che avevamo individuato come luogo simbolo per lanciare Blocca Degrado, la campagna di Ance contro l’incuria in cui versano, infrastrutture, scuole, edifici e spazi verdi in città e nell’hinterland - commenta il presidente di Ance, Giuseppe Puccio - . Oggi non possiamo non condividere l’appello del forum di associazioni e la loro richiesta di salvare questa parte di città». La lettera era stata inviata al presidente della Regione Schifani per chiedere l’importante intervento di rigenerazione urbana nell’area che si distende tra le vie Paternostro, Garzilli, Dante e Principe di Palagonia. Nel cuore del centro, ma «invisibile». «Nel 2019 auspicavamo e sollecitavamo un intervento da parte delle istituzioni. L’ex ospizio è un edificio fatiscente e pericolante in alcune sue parti, ma nel tempo ci sono state varie manifestazioni di interesse per una sua riqualificazione. Ci fa piacere, oggi, che ci sia questo coinvolgimento di più associazioni che condividono lo stesso pensiero – conclude Puccio – e rilanciamo il loro appello, sottolineando la disponibilità a dare anche un nostro contributo». Per il recupero dell’area si sta muovendo anche il Comune. «Stiamo verificando la possibilità di un partenariato pubblico-privato per la rigenerazione dell’area - dice l’assessore Maurizio Carta - . Ci sono interlocuzioni in corso con l’Ipab che è proprietario dell’immobile. Non è facile valutare quante risorse servirebbero, perché bisogna fare indagini strutturali. Ma certo è un intervento cospicuo e sarà importante individuare il corretto mix di funzioni remunerative e funzioni sociali e culturali, tenendo anche conto della necessità di parcheggi sotterranei per non congestionare ulteriormente la zona». Un’operazione, quindi, che appare in ripida salita. La Regione per le Ipab svolge attività di vigilanza. «Si tratta di enti che hanno una propria autonomia organizzativa, amministrativa e patrimoniale - spiegano - . Il nostro intervento è relativo ad alcune deficienze legate al mancato pagamento del personale. L'Ipab è in dissesto a causa dell'assenza di liquidità e ha subito diversi pignoramenti. Si è provveduto a nominare un commissario straordinario, Felice Crosta, che sta portando avanti diversi interventi, tra cui il risanamento del debito e la conservazione del bene».