Possono essere un caso quattro vittime sulla stessa strada, quasi nello stesso punto, nel giro di 8 mesi? Risposta scontata: no. Nel tratto della statale 121, nei pressi dello svincolo di Bolognetta, negli ultimi anni c’è stata una vera e propria Spoon River, con tante, troppe lapidi di morti in incidenti, che se - come nell’antologia di Edgar Lee Masters - potessero raccontare le loro storie, direbbero quanto sia facile perdere la vita in quei pochi ma micidiali chilometri di asfalto. In generale, la pericolosità della statale 121, della Palermo-Agrigento, è nota da anni, e nonostante gli interventi «migliorativi» si continua a morire. Tra venerdì e ieri altri due giovanissimi con tutta la vita davanti se ne sono andati, dopo uno schianto fatale con un’autocisterna. Di chi sia la responsabilità della morte di Ruben Saccio, 25 anni, e di Samuele Cusimano, lo dirà l’inchiesta. Ma a prescindere dalle cause contingenti del caso specifico c’è una sola, innegabile realtà: quel punto sulla statale 121 è, da anni, pericoloso. Pericolosissimo. Solo nel 2024 ci sono stati quattro morti, da quelle parti. Una mattanza. Prima di Ruben e Samuele erano morti Salvatore Cangialosi, un motociclista di 43 anni, di Palermo, e Mario Romano, 54 anni, anche lui originario del capoluogo. Entrambi motociclisti, avevano perso la vita mentre tornavano a casa o mentre stavano andando a lavorare. Negli ultimi anni, sulla Catanese (si chiama così la statale 121, che poi diventa 189, a Bivio Manganaro, e porta ad Agrigento; mentre la 121 continua sul vecchio tracciato per Catania), i morti nemmeno si contano. Pur essendo nata come «scorrimento veloce», la Palermo-Agrigento presenta molte intersezioni a raso e altre caratteristiche che la rendono inadeguata per un traffico intenso e veloce, come si vede d’altronde ogni santo giorno. Basta un nulla per avere un incidente, e spesso ad alta velocità. Per questo motivo si è spesso parlato della necessità di un ammodernamento. Risultati? I lavori del tratto compreso proprio tra Bolognetta e Bivio Manganaro sono iniziati il 28 giugno 2013. La fine dei cantieri, prevista inizialmente per il 2016, è stata «rimandata» a causa della crisi della Cmc di Ravenna. Ad agosto del 2019 si arrivò a un accordo per sbloccare l’opera, con l’intervento, decisivo, di Anas. Ad aprile 2023 il presidente della Regione Renato Schifani lanciò un ultimatum chiedendo il completamento dell’opera entro fine 2024, anche per giustificare i 300 milioni di euro destinati alla bisogna, diventati 375 nel frattempo, per tutti e 34 i chilometri di strada della Palermo-Lercara Friddi, che comprendono anche il tratto Bolognetta-Manganaro, consegnati (otto chilometri) a settembre scorso. Undici anni dopo l’inizio dei lavori. In mezzo a tutto questo lo scandalo dello Scorciavacche, il viadotto inaugurato prima di Natale 2014 e in cui ci fu un cedimento prima di Capodanno 2015: siamo in zona Mezzojuso, dunque sempre nel tratto da «ammodernare». È ancora in corso il relativo processo, mentre il viadotto è stato parzialmente aperto ad aprile 2023. Per non parlare dei famosi otto semafori che per anni hanno rallentato notevolmente il traffico sui 129 chilometri totali della Palermo-Agrigento. Ma questa, come usa dire, è un’altra storia. Tutto l’asse stradale del tratto in ammodernamento, fino a Lercara, sarà posto in esercizio nella sua configurazione di progetto. I rimanenti lavori di rifinitura «non avranno ripercussioni sulla viabilità», ma non è stata data alcuna tempistica sulla fine dei lavori. Da tempo si parla di riqualificazione anche per il tratto di strada compreso tra Bolognetta e lo snodo con la A19 e il raccordo autostradale per la città, ma non si è arrivati neanche al completamento della progettazione. Intanto si continua a morire.