«Come tutte le attese, anche per me quella del nuovo mandato è stata piena di pensieri e riflessioni: è stato un momento costruttivo, perché in questa nuova fase sto immaginando una serie di percorsi non solo in continuità con le strategie del Teatro Massimo, ma inserite in un piano quinquennale di attività propulsive che sto elaborando in questi giorni». Così il sovrintendente del Teatro Massimo Marco Betta durante un incontro con i giornalisti. «Da un lato vogliamo proseguire i progetti già iniziati per la città e per i suoi giovani, portando la cultura musicale dappertutto, dall’altro vogliamo portare avanti il processo di internazionalizzazione, che è fondamentale per tutte le fondazioni lirico-sinfoniche - continua Betta, - Nella mia prima fase da sovrintendente abbiamo dovuto operare alcune ristrutturazioni e immaginare nuovi percorsi: i grandi teatri sono strutture orizzontali, dove la collaborazione musicale è il riflesso di quello che poi creiamo sul palcoscenico. Le nostre opere sono fatte di sogni, sentimenti, emozioni che si realizzano insieme a quattro mani tra lavoratori e pubblico: credo fermamente che la collaborazione sia una delle chiavi più belle della musica». «Il sovrintendente ha un potere di natura gestionale - ha proseguito Betta - nella mia prima fase ho fatto il direttore artistico, ma adesso il teatro ha bisogno di una propulsione importante e sono in cerca anch’io dei collaboratori più giusti e tra questi c'è il direttore artistico. Il direttore musicale al momento è il maestro Wellber, che sarà con noi fino al concerto del primo gennaio. Anche in questo caso la scelta è in corso di elaborazione e andrà fatta con il coinvolgimento di tante parti, in particolare dell’orchestra». «Il Teatro Massimo ha i conti in ordine e questa è una priorità: l’organizzazione gestionale e i conti economici sono alla base di un percorso saldo, preciso e potente - ha sottolineato il sovrintendente - il rapporto con i sindacati per me è sempre stato costruttivo e collaborativo, così come con tutte le altre parti sociali. Insieme siamo sempre stati propositivi e propulsivi in tante battaglie, come ad esempio quella del precariato: abbiamo accolto con grande favore la legge Bonisoli, proprio per eliminare il precariato il più possibile e creare un percorso importante di stabilizzazione di tutti i lavoratori. I sindacati hanno contribuito e continuano a contribuire a un percorso virtuoso della Fondazione con un rapporto chiaro, aperto, solare e sincero».