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Omicidio Giulia Cecchettin: ergastolo per Filippo Turetta

Filippo Turetta entra in aula della Corte di Assise

La Corte d’Assise di Venezia ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per l’omicidio, il sequestro e l’occultamento di cadavere di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2021 a Fossò. La sentenza arriva dopo cinque udienze di un processo breve perchè si è svolto, col consenso della difesa e della Procura, senza l’ascolto di testimoni e senza ulteriori consulenze. I due giudici togati e i sei popolari, presieduti dall’esperto Stefano Manduzio, hanno accolto la richiesta del pm che aveva definito il delitto «l'ultimo atto di controllo» da parte di Turetta nei confronti della ragazza che l’aveva lasciato.

«Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani, la violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa», ha detto Gino Cecchettin, il padre di Giulia, dopo la sentenza.

Turetta aveva ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione e ha assolto Turetta dal reato di Stalking. Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.

Poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin si è capito che da quel momento sarebbe cambiata la percezione dei femminicidi in Italia: davanti alla villetta di Vigonovo, il 18 novembre 2023 è cresciuto all’improvviso uno sterminato stuolo di rose bianche, girasoli, ciclamini, accompagnati da biglietti scritti da mani bambine e adulte, da ogni angolo del Paese. E davanti a quel prato così prodigo di colori d’inverno, che col passare dei giorni è diventato una montagna inscalfibile, si è manifestata da subito l’epifania che ha fatto diventare la storia di Giulia quella di tutte le donne, una ogni 72 ore, cadute per mano di un uomo. Ai taccuini e ai microfoni in attesa delle reazioni dei familiari che di solito esprimono rabbia e dolore, com'è umano che sia, sono apparsi in quella selva di fiori, amore e peluches Gino ed Elena Cecchettin, padre e sorella della ragazza, che hanno ribaltato la tradizionale narrazione dei femminicidi. Il papà: «Non provo odio verso Turetta, sono vicino ai genitori che stanno vivendo un dramma. Io adesso penso a Giulia e alle tante Giulie che ci sono nel mondo: l’amore vero non picchia, non urla, non uccide».

 

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