Va subito fatta una premessa: il quadro rappresenta lo scenario peggiore ed è appeso alle condizioni meteoclimatiche delle prossime cinque o sei settimane. Ma tant’è: se da qui a Capodanno non pioverà come si deve, i laghi Poma, Rosamarina, Piana degli Albanesi e Scanzano, che oggi coprono il 50% del fabbisogno idrico della città metropolitana di Palermo con 1.600 litri di acqua al secondo, esauriranno le risorse a fine gennaio, e non al termine di febbraio come previsto lo scorso ottobre durante l’ultima seduta dell’Autorità di bacino regionale. A spiegarlo è il capo della Protezione civile siciliana, nonché responsabile della task force anti-siccità istituita da Palazzo d’Orleans, Salvo Cocina, che, nonostante le precipitazioni registrate un mese fa, rileva nelle quattro dighe una situazione sempre più critica, «mentre i pozzi già trivellati in provincia o ancora in fase di scavo», finanziati da Roma con parte dei 40 milioni garantiti per il Piano d’emergenza della Regione, «insieme al pompaggio dall’Oreto, potranno fornire al massimo 500 litri al secondo». All’appello, dunque, mancherebbero mille litri. Un ammanco che potrebbe portare a inasprire il programma di razionamento idrico messo a punto dall’Amap. La situazione, rimarca Cocina, «è però in divenire. In settimana faremo un nuovo riconteggio delle risorse a disposizione negli invasi insieme alla società del servizio integrato e capiremo il da farsi». Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Autorità di bacino, risalente allo scorso 28 ottobre, Rosamarina e Poma segnano, rispettivamente, 3,3 e 9,5 milioni di metri cubi d’acqua effettivamente utilizzabile, con deficit del 57 e 51% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre Piana degli Albanesi (gestita da Enel) e Scanzano si attestano a 3,9 e 2,3 milioni, con cali, sempre du base annuale, del 66 e 56%. Ma a preoccupare è anche la diga Castello, nell’Agrigentino, il cui esaurimento è previsto per il 5 dicembre a fronte dei 4 milioni di metri cubi di acqua rimasta (-41%) di cui solo 780mila metri cubi effettivamente adoperabili, per non mettere a repentaglio le specie ittiche del lago, mentre l’Ancipa, ricorda Cocina, tra poche ore verrà utilizzato solo per i Comuni ennesi che non hanno trovato fonti alternative, cioè Troina, Sperlinga, Cerami e Gagliano, e per un po’ di tempo anche Nicosia, dove è stato individuato un pozzo. Intanto, dopo il via libera di Roma, si pensa già alla riattivazione dei tre dissalatori in disuso nell’Isola, quelli di Gela, Porto Empedocle e Trapani, ma per vederli in funzione a regime ci vorrà del tempo: se i tre moduli temporanei, capaci di garantire 500 litri al secondo, verranno installati entro giugno, per la realizzazione definitiva degli impianti – che arriveranno fino a 900 litri – bisognerà aspettare l’estate del 2026.