«Dai cominciamo così e dopo ogni tanto vediamo un po' per la parte finanziaria, c'ho cinquanta società che possiamo ogni tanto piantare e lasciamo un pò di factoring in giro e dopo perché già sono puntato, ormai c'ho Palermo sopra la testa, ora c'ho pure Napoli sopra la testa».
A parlare il 10 marzo 2022, mentre era intercettato, è Rodolphe Ballaera, uno della presunte figure di vertice con altri di far parte del gruppo accusato di associazione per delinquere finalizzata ad una maxi evasione dell’Iva intracomunitaria nel commercio di prodotti informatici e al riciclaggio dei proventi. Per i pm degli uffici Eppo di Milano e Palermo, che hanno coordinato le indagini della guardia di finanza e della polizia di Stato, Ballaera, sottoposto alla custodia cautelare in carcere, «fa intendere ai suoi interlocutori che riceve pressioni da ambienti criminali di Palermo e di Napoli, con ovvio riferimento ad Antonio Lo Manto per il versante mafioso ed alla famiglia Nuvoletta per quello camorristico».
In una successiva conversazione, contenuta nell’ordinanza cautelare del gip di Milano, Mattia Fiorentini, «lo stesso Ballaera, dialogando con Lo Manto», ritenuto vicino al mandamento di Brancaccio, «rappresentava di essere consapevole di corrispondere parte degli incassi a Lo Manto e Liparulo», in rappresentanza delle famiglie mafiose di Palermo e Napoli: «Mangiamo i crediti, mangiamo i soldi degli altri (omissis) per me non c'è nessun dubbio sul fatto che arrivando alla fine del mese te e Simone (Simone Liparulo, cognato del figlio del boss del clan Nuvoletta, ndr) avete bisogno di un incasso! Per me...ce l’ho ben presente!».
Caricamento commenti
Commenta la notizia