Giovanni Barreca non sarebbe del tutto pazzo, anzi «andrebbe considerato come parzialmente incapace di intendere o di volere, con un elevatissimo grado di pericolosità sociale per via di una completa mancanza di critica all’aderenza a determinate convinzioni religiose e l’assenza di cure a cui volontariamente si sottopone». A metterlo nero su bianco nella sua relazione è il professore Stefano Ferracuti, ordinario di Psicologia clinica al dipartimento di Neuroscienze umane dell’università La Sapienza di Roma, a cui la Procura di Termini Imerese ha affidato la consulenza sull’ex imbianchino accusato di avere ucciso nella sua villetta di Altavilla Milicia la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni con la complicità della figlia, oggi diciottenne, e dei due «fratelli di Dio», Sabrina Fina e Massimo Carandente. Ed è anche per questo motivo che il procuratore Ambrogio Cartosio ha presentato ricorso al tribunale del riesame - che è fissato per il 22 novembre - contro l'ordinanza con cui il Gip Erina Cirincione ha disposto lo scorso 28 ottobre la revoca della misura cautelare per l’imputato che è ricoverato nella Rems di Caltagirone, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in cui sarà tenuto in custodia e dove seguirà il percorso di cure riservato alle persone affette da disturbi mentali che hanno compiuto reati gravissimi. Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi