«Guarda, guarda cosa fa la tua cliente. Questa è la persona che difendi, come fai a non vergognarti?», le parole urlate con rabbia giovedì da alcuni parenti e amici dei sei condannati per lo stupro del Foro Italico all’indirizzo dell’avvocato Carla Garofalo che ha assistito la vittima aggredita dal branco a luglio dell’anno scorso. In mano al gruppetto di mamme e sorelle degli imputati un cellulare con un profilo Instagram aperto - quello di Asia, la ragazza che ha denunciato - abbracciata stretta stretta a un giovane. «È una poco di buono (eufemismo, ndr), altro che violenza sessuale. Ha rovinato i nostri figli», sono le accuse rivolte nei confronti della ventenne colpevole di avere «stuzzicato» i coetanei con i suoi comportamenti sopra le righe. Responsabilità sua, quindi, e del legale che l’ha rappresentata nel processo, nessuna colpa per figli, fratelli e nipoti che sarebbero finiti ingiustamente in galera. Il siparietto si è consumato giovedì pomeriggio davanti all’ingresso dell’aula del tribunale in cui è stata letta la sentenza che ha inflitto sette anni di carcere a testa per Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia e Elio Arnao; 6 anni e 4 mesi per Cristian Barone e 4 anni per Samuele La Grassa.
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