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Palermo, stupro di gruppo: i giudici sono entrati in camera di consiglio

"Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi". E' iniziata in questo modo, a Palermo, la notte da incubo di una diciannovenne, violentata da sette giovani, finiti in manette a oltre un mese di distanza dai fatti, avvenuti la notte del 7 luglio. L'invito a far bere la ragazza era rivolto da uno degli indagati all'oste, un ambulante che vendeva alcol nel quartiere della Vucciria, sede di uno dei mercati storici del capoluogo siciliano che a sera viene preso d'assalto dal popolo della movida. La ragazza, poco dopo, è stata condotta dai sette, tutti giovani di età compresa tra i 18 e i 22 anni ad eccezione di uno all'epoca dei fatti minorenne, in una zona appartata del Foro Italico e ripetutamente violentata.ANSA/IGNAZIO MARCHESE

Sono entrati in camera di consiglio i giudici che dovranno decidere il processo a carico di sei ragazzi accusati dello stupro di gruppo di una 19enne
abusata a luglio del 2023 in un cantiere abbandonato del Foro Italico di Palermo. Fu la stessa vittima, poco dopo gli abusi, a denunciare il fatto ai carabinieri.

Lo stupro venne ripreso con un cellulare dal maggiore degli imputati, Angelo Flores, che con la ragazza aveva avuto una relazione. La vittima venne prima fatta ubriacare, poi seguì il gruppo al foro italico dove fu abusata. Nelle immagini girate sul cellulare da Flores, si sente più volte la giovane dire al gruppo di lasciarla andare.

Dopo gli abusi i ragazzi si allontanarono lasciando la vittima sola. Per lo stupro di gruppo è già stato condannato l’imputato che all’epoca difatti era minorenne. Il tribunale dei minori gli ha inflitto la pena di otto anni e otto mesi. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio la procura, che ha chiesto 13 anni di carcere ciascuno per Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Cristian Barone ed Elio Arnao e 20 anni e 8 mesi per Samuele La Grassa, ha fatto delle brevi repliche. Le difese dei ragazzi hanno sempre sostenuto che non si sia trattato di una violenza ma di un rapporto consensuale.

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