Palermo

Giovedì 07 Novembre 2024

Palermo, l'imprenditore taglieggiato si era rivolto ad Addiopizzo: «Aiutiamo chi denuncia»

«Lo scorso luglio siamo entrati in contatto con un commerciante della provincia di Palermo che da tempo era oggetto di estorsione nell’ambito della sua attività economica. Anche in questa occasione abbiamo supportato e accompagnato alla denuncia chi, nell’entroterra del palermitano, ha trovato la forza e il coraggio di opporsi al racket delle estorsioni». Lo dice l’associazione antiracket Addiopizzo in merito all'operazione dei carabinieri che ha portato all'arrestato di quattro uomini e tra questi un vecchio boss di Ciminna, accusati a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore. «Quello della provincia - continua - resta un territorio complesso dove Cosa nostra ha storicamente mantenuto forte il controllo del territorio, forse più di quanto possa riuscire a fare oggi nel capoluogo siciliano. In questo scenario abbiamo avviato un percorso di ascolto e supporto al fianco della vittima, che ha portato, in raccordo con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, retta dal procuratore Maurizio de Lucia e gli uomini dell’Arma dei carabinieri, al racconto e alla verbalizzazione dei fatti subiti. Nell’arco di poco tempo grazie alla denuncia del commerciante, carabinieri e magistrati hanno individuato i soggetti indagati e ricostruito gli episodi estorsivi e le minacce subite per i quali poche settimane fa è stata eseguita un ordinanze di custodia cautelare a carico di quattro persone, nel frattempo confermata anche dal tribunale di riesame». «Una vicenda che conferma che il contributo degli operatori economici resta fondamentale affinché il lavoro prezioso di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire, ancora più velocemente, ulteriori risultati come quelli che emergono dall’indagine di oggi. Adesso tocca a quegli imprenditori e commercianti ancora stretti dalle maglie delle estorsioni fare la propria parte e aggiungersi a quanti, tra i loro colleghi, nel frattempo sono riusciti a liberarsi dai condizionamenti mafiosi» conclude Addiopizzo.

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