Il massacro di Altavilla, il racconto di Barreca sui coniugi Fina-Caradente: «Cosa dicevano, io facevo: ci presero la mente»
«Cosa dicevano, io facevo. Hanno fatto miracoli e prodigi... ci hanno preso la mente a tutti e cinque»: sono le parole che ha usato Giovanni Barreca per descrivere ai professionisti che lo hanno visitato il rapporto che si era instaurato tra Sabrina Fina, Massimo Carandente e la sua famiglia. In questo passaggio della perizia, in cui l’ex muratore è stato riconosciuto incapace di intendere e di volere, ci sarebbe la causa scatenante degli omicidi della moglie e dei figli. Secondo gli esperti sarebbe stato succube e manipolato, lui come la figlia all'epoca minorenne (ha compiuto 18 anni il mese scorso), dalla coppia che era entrata nella loro vita. L'amicizia iniziale, infatti, si era trasformata in qualcosa di più profondo e inquietante, ovvero si era creato «un piccolo gruppo religioso in cui i due coindagati possono aver assunto, secondo quanto riferito da Barreca, un ruolo trainante, al di fuori di contesti di culto ufficiale», confidando così «in un rapporto di affidamento e fiducia nei confronti di soggetti che riconosceva» e che interpretavano «secondo i suoi stessi criteri radicali la fede». Una circostanza - si legge ancora in sentenza - che alla fine «ha rafforzato la convinzione che una presenza demoniaca avesse contaminato e infettato la sua famiglia» e per questo Barreca aveva aderito «a un violento e abnorme rituale di purificazione». Idee che avevano avuto facile presa su Barreca, descritto come una persona «dalle ridotte risorse cognitive, testimoniate fin dall'infanzia (scarsa scolarizzazione e accidentato percorso di studi), ipocriticità e marcata suggestionabilità, difese inadeguate, tutte condizioni di fragilità su cui possono attecchire facilmente credenze patogene autoalimentate o fomentate da dinamiche relazionali». Inoltre, secondo i medici, il pensiero di Barreca è apparso «rigido, immaturo e tende alla semplificazione della realtà con cui il rapporto appare fragile, presenta affettività impoverita, tutte condizioni in grado di avere un rilievo nelle dinamiche relazionali disfunzionali predette». Dal contenuto della relazione emerge che Sabrina e Massimo avrebbero approfittato del fanatismo religioso, che scandiva il ritmo di ogni azione quotidiana della famiglia, impartendo ordini e dirigendo il rito che doveva servire per liberare tutti dalle presenze demoniache. La cellula di fedeli, ovvero il piccolo nucleo a cui lo stesso Barreca aveva fatto riferimento, condivideva una visione orientata all'assolutismo (ogni aspetto della realtà spiegato in funzione mistica) al fideismo (adesioni acritiche ad atti di fede e dogmi), al manicheismo (netta distinzione e immutabile fra bene e male) e alla deresponsabilizzazione». Quest’ultimo passaggio implica «l’annullamento della responsabilità individuale, circostanza che rende accettabili, se non necessari, gli atti violenti». Poi c’è «la tendenza a ricondurre ogni evento sulla base della dicotomia bene-male e Dio-Satana». In base alla perizia, l’ingresso di Fina e Carandente nelle dinamiche familiari avrebbe dunque destabilizzato l'ex muratore, ma la ricostruzione non ha convinto l'avvocato di Sabrina, Franco Critelli Janfer, perché «intanto è emersa l’elevata pericolosità sociale di Barreca, sempre sostenuta dalla mia assistita e che lei stessa ha subito»