L’arma usata per la spedizione punitiva non è stata ancora trovata e i carabinieri sono al lavoro per recuperarla e stabilirne la provenienza. Dopo l’arresto di Antonio e Rosario Casamento, padre e figlio di 54 e 23 anni accusati di avere sparato contro la casa del fidanzato della figlia per vendicare una questione d’onore, le indagini vanno avanti. Gli indagati sono personaggi noti alle forze dell’ordine per via di alcuni precedenti e abitano in città in via Cusa, non lontano dall’ospedale Civico. Sono stati trasferiti nel carcere di Pagliarelli per tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip su richiesta della Procura, è stata notificata dai carabinieri della compagnia di Misilmeri, che hanno lavorato sul fattaccio, avvenuto alla fine dello scorso gennaio. In base alla ricostruzione degli inquirenti, che si sono avvalsi anche di intercettazioni ed esami dei sistemi di videosorveglianza, i Casamento avrebbero raggiunto l’abitazione di Villabate dopo che la loro figlia e sorella era rimasta incinta durante una relazione con un giovane che l’avrebbe poi mollata. Il padre del giovane fidanzato si era affacciato in balcone ed era stato pesantemente apostrofato, era stato minacciato. Poi i colpi di arma da fuoco, almeno sei, che per fortuna non avevano colpito persone, anche se i proiettili erano finiti dentro l’abitazione. Messa a segno la missione, padre e figlio si sarebbero dati alla fuga con uno scooter. Non è chiaro chi dei due impugnasse la pistola e su questo fronte sono in corso accertamenti. Dopo la spedizione punitiva, a Villabate erano giunti gli investigatori dell’Arma per avviare gli accertamenti. Passo dopo passo, era emersa la storia della relazioni tra i fidanzati, entrambi ventenni, finita con una gravidanza indesiderata. Un incidente che aveva mandato su tutte le furie i Casamento, che avrebbero preteso dalla famiglia del fidanzato di aggiustare la faccenda per tutelare l’onorabilità della ragazza, di regolarizzare la relazione e riconoscere il bambino. L’interruzione del rapporto aveva alimentato i rancori, dando vita a una sorta di faida tra famiglie. Sino al chiarimento con l’esplosione dei colpi di pistola. Adesso sono arrivati i provvedimenti restrittivi. Resta da capire dove sia finita l’arma e come gli indagati se la siano procurata, anche per procedere alle comparazioni balistiche per accertare se sia stata usata in episodi criminali. Ciò che balza agli occhi, ancora una volta, è il facile ricorso alle armi anche per risolvere faccene banali.