«Mi era stato chiesto più volte di dirigermi al Policlinico. Ho spiegato che non potevo. Poi sono salito sull’ambulanza per prendere le stecche per la gamba quando ho sentito strapparmi di dosso la maglietta e il giubbotto. Quando mi sono girato ho ricevuto una testata e non ho capito più nulla». Sono le parole dell’operatore del 118 vittima della brutale aggressione in via Leonardo Da Vinci. Lo sguardo è smarrito: la botta ricevuta è stata forte tanto da avere provocato un trauma cranico e nasale e sono serviti sei punti per richiudere la ferita. Gli occhi tradiscono anche stupore e paura per ciò che è accaduto. Non se la sente di affrontare un dialogo e preferisce rimanere anonimo. Fuori dal pronto soccorso del Civico dove è stato ricoverato, e dove per uno strano scherzo del destino avrebbe dovuto trasportare uno dei coinvolti nel sinistro di via Leonardo Da Vinci, ci sono tutti i suoi colleghi. Fanno entra ed esci per visitarlo e dare sostegno alla famiglia, mentre tra di loro parlano e commentano. «Non è più sostenibile», dicono.
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