La sezione misure di prevenzione del tribunale Palermo, presieduta da Gabriella Di Marco, ha rigettato la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale avanzata dalla Procura di Palermo nei confronti del manager delle settore delle scommesse Vincenzo Fiore, 46 anni, che era stato assolto nell’inchiesta su un’associazione a delinquere finalizzata alla raccolta illecita delle scommesse controllata, secondo gli inquirenti, dalla mafia. È stata così respinta la confisca della «Gaming Management Group srl».
«Deve rilevarsi che il dato temporale assume rilevanza assorbente ai fini della presente decisione - si legge nella motivazione - in materia di doverosa verifica dell’attualità della pericolosità sociale al momento dell’applicazione della misura di prevenzione personale, dovendosi abbandonare logiche meramente presuntive». Insomma la pericolosità sociale va provata dall’accusa. «Invero, tenuto conto del lungo lasso di tempo trascorso dai fatti posti a fondamento dell’ordinanza cautelare e dell’assenza di ulteriori manifestazioni di pericolosità - si legge ancora nel provvedimento - non ricorrono motivi per ritenere il preposto come soggetto attualmente pericoloso». Nella loro linea difensiva gli avvocati Giovanni Castronovo e Alfonso Lucia hanno puntato sulla sentenza di assoluzione in appello per Fiore che era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa in primo grado. Secondo i giudici, «difettano gli elementi per poter ritenere la società in sequestro, la Gaming srl, quale provento di attività illecite ed il frutto del reimpiego dei relativi proventi, tenuto conto anche della congruità del reddito familiare del preposto, assolutamente compatibile con l’investimento effettuato».
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