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Palermo, anche l'esponente di una famiglia aristocratica pagò la banda dei furti d'auto per riavere la sua Panda

Emergono numerosi episodi in cui le vittime hanno percorso strade alternative a quelle legali pur di rientrare in possesso dei mezzi rubati

Pure la Palermo bene preferiva pagare per riavere la propria auto invece di denunciare tutto alle forze dell’ordine. Nelle pagine dell’ordinanza dell’inchiesta sulla banda dello Zen, specializzata nel cosiddetto «cavallo di ritorno», cioè il furto di moto e macchine con la richiesta di riscatto, c’è spazio per numerosi episodi in cui le vittime hanno percorso strade alternative a quelle legali pur di rientrare in possesso dei mezzi. L'operazione è stata condotta dai Carabinieri della Compagnia San Lorenzo, insieme a personale della Squadra Mobile, sezione Reati contro il Patrimonio.

Una scelta dettata anche dal fatto che il rimborso assicurativo non coprirebbe l’ammontare del danno patito. Solo dopo essere state convocate dagli investigatori le vittime hanno ammesso e detto la verità, anche per evitare di finire nei guai con la giustizia. Come l’esponente di una famiglia aristocratica alla quale era stata portata via, nel giugno di due anni fa, la Fiat Panda parcheggiata a Isola delle Femmine. Attraverso un intermediario aveva pagato e così era riuscita a riavere indietro l'auto che le era stata rubata.

L'articolo completo di Virgilio Fagone sul Giornale di Sicilia oggi in edicola 

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