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Bayesian, ora è scontro: i costruttori accusano l'equipaggio, il comandante li smentisce

I palombari della Marina militare al lavoro per recuperare l'impianto di videosorveglianza dal relitto. Dalle indagini viene fuori che a bordo non c'era alcuna festa: Lynch aveva appena appreso della morte dell'amico Stephen Chamberlain e aveva deciso di interrompere la vacanza

«Dall’analisi dei terribili 16 minuti di quella notte riteniamo che l’acqua sia entrata dal portellone» di poppa. Se ne dice certo Giovanni Costantino, amministratore delegato di Italian Sea Group, che ha rilevato la Perini, azienda costruttrice del Bayesian, lo yacht affondato il 19 agosto davanti alla costa di Porticello. Il veliero apparteneva alla società legata alla moglie del magnate britannico Mike Lynch, tra le sette vittime del naufragio.

L’imprenditore ha risposto nel corso della trasmissione Cinque minuti condotta da Bruno Vespa su RaiUno, in onda stasera. «Riteniamo - ha aggiunto - che le attività tipiche di un equipaggio a tutela delle persone e della nave non sono state compiute. Si sarebbe dovuta preparare la nave chiudendo, blindando la stessa. Era inaffondabile. Se in quella nave non fosse entrata acqua - argomenta l'ad di Italian Sea Group -, non avrebbe avuto alcun tipo di problema. La perturbazione in arrivo era chiaramente visibile e leggibile; significativo che i pescatori abbiano letto la situazione e non siano usciti in mare. Poteva stare una nave da 700 tonnellate in mare in questa situazione? Non è consigliabile, ma poteva stare. Infatti, la piccola nave vicina era preparata a gestire l’evento; la grande tecnologicamente avanzatissima ha subito quello che è accaduto. L’acqua di sicuro ha iniziato a entrare da poppa, ha allagato non solo un compartimento stagno, ma anche quello attiguo, ossia la sala macchine. Quando il vento ha incalzato, la nave ha incominciato a scarrocciare: un percorso di 14 minuti nel quale ha continuato a prendere acqua; la stabilità era compromessa e l’acqua è arrivata ai generatori».

In sedici minuti non sono stati salvati tutti «probabilmente perché - continua Costantino - l’equipaggio non si è coordinato, non si è adeguatamente preparato, era distratto e non pronto a intervenire, tante le motivazioni per cui non si è operato nel modo giusto, nella sequenza giusta, nella tempestività giusta. Non hanno considerato le persone che erano giù. Non hanno seguito le procedure giuste e sette persone sono rimaste bloccate. I primi 14 potevano salire sopra se solo fosse stato lanciato l’allarme».

La ricostruzione è stata smentita dal comandante James Cutfield, raggiunto a Majorca, il quale ha negato che il portellone fosse aperto. «No, no», ha risposto il capitano alla domanda del giornalista.

Nel frattempo, sono entrati in azione i palombari della Marina militare, i Comsubin, palombari e incursori: stanno intervenendo per recuperare l’impianto di videosorveglianza e altri dispositivi presenti nell’imbarcazione. Tutto materiale che dovrebbe consentire di fare luce su quanto successo nel mare nei sedici minuti che hanno preceduto l’affondamento. Gli inquirenti continuano a lavorare per ricostruire quanto successo la sera prima del naufragio. Secondo quanto emerso dalle indagini, non ci poteva essere nessuna festa a bordo. Mike Lynch, il magnate inglese che avrebbe curato in prima persona gli spostamenti del veliero, quella sera aveva ricevuto la notizia della morte dell’amico Stephen Chamberlain, coimputato nel processo per frode e assolto insieme al magnate inglese. L’imprenditore sarebbe stato tanto scosso dalla notizia che avrebbe deciso di tornare di nuovo in patria e interrompere così la vacanza.

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