Il centro storico continua ad essere teatro di violenze e degrado: dallo spaccio di droga, che scorre a fiumi tra le stradine di Ballarò e la via Maqueda alta, alle rapine spesso messe a segno proprio dai tossicodipendenti in cerca di pochi spicci per poter acquistare le dosi di crack, cocaina ed eroina, che sembra essere tornata nuovamente sul menù dei pusher.
Baby gang che si contendono il territorio e pochi controlli, chiudono il cerchio di fuoco dentro il quale si trovano residenti e commercianti, ormai circondati e messi spalle al muro da una microcriminalità fuori controllo.
In molti però, pur minacciando di volere lasciare il centro storico, vogliono alzare la testa come già è stato fatto in passato e tornare in strada per chiedere ancora una volta maggiore sicurezza e presidi territoriali. In poche parole, prevenzione.
«La storia è sempre la stessa - sottolinea Antonio Nicolao, vice presidente della prima circoscrizione - abitanti e commercianti sono sotto assedio e da quel famoso 23 febbraio, giorno in cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva annunciato che in città ci sarebbe stata più sicurezza, non si vedono miglioramenti. Non si è visto un aumento delle forze dell’ordine e abbiamo ottenuto dei presidi soltanto dopo l’omicidio in via Maqueda del diciannovenne di origini tunisine. Tra gli abitanti e i titolari delle attività commerciali c’è tanta stanchezza, ma anche voglia di cambiamento e dalla prossima settimana lavoreremo per tornare in piazza a protestare per il diritto alla sicurezza».
Insomma, pur circondati da siringhe, tossicodipendenti, prostituzione, furti e aggressioni di ogni genere, chi vive il centro storico è pronto a riprenderselo e ancora una volta lancia il suo grido di allarme alle istituzioni: «L’accoltellamento è solo l’ultimo episodio di una lunga lista - prosegue Nicolao - siamo stanchi, chiediamo più attenzione e soprattutto prevenzione. Ci viene detto che i problemi sono gli stessi di tante altre grandi città metropolitane ma ciò non significa che vada tutto bene e che dobbiamo assuefarci a tutto questo. Vogliamo risposte e azioni concrete».
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