Il racconto del sommozzatore: «Il Bayesian come la Concordia, ho rivissuto le stesse sensazioni»
«L’intervento nel relitto del Bayesian mi ha ricordato il naufragio della Concordia». Lo ha detto Giuseppe Frison capo della squadra di sommozzatori dei vigili del fuoco, a Termini Imerese. Frison ha ripercorso le tappe delle tante immersioni nel mare di Porticello, con il recupero dei corpi delle vittime nel naufragio del veliero di lusso. Un intervento che gli ha riportato alla memoria quello sulla nave da crociera Costa Concordia naufragata la notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012 . «Nelle cabine sembrava di rivivere le stesse sensazioni. Qui avevamo la variante della profondità che riduceva i nostri tempi di lavoro - ha aggiunto - Per me è stato come rivivere quel film, in modo più piccolo ma anche più intenso. All’interno lo scenario era molto simile. Avevamo difficoltà a proseguire perché i mobili, essendosi ribaltati, ci impedivano di proseguire in modo sicuro. Ma abbiamo lavorato con la nostra sistematicità che abbiamo imparato proprio in quell’intervento, dove le dimensioni erano grandissime».
«I corpi erano incastrati»
«Abbiamo fatto via via delle valutazioni per entrare nella nave dai punti più sicuri a secondo la zona da ispezionare e la stanze da controllare. I corpi che abbiamo recuperati erano tutti incastrati - racconta Giuseppe Petrone comandante nazionale dei sommozzatori dei vigili del fuoco -. I luoghi erano pieni di masserizie con gli arredi che fluttuavano e questo ha reso difficoltoso il recupero».
«L'applauso? Una liberazione emotiva»
«L’applauso di ieri (23 agosto) è stata una liberazione anche emotiva delle operazioni di soccorso nella barca a vela affondata - ha detto Vincenzo Nardelli ispettore sommozzatori di Napoli -. L’aspetto che ho potuto notare è lavorare con un’angolatura diversa rispetto alla norma stare a 90 gradi rispetto al piano di calpestio a livello psicologico ci sottoponeva ad un continuo ricalibrare le operazioni e rivedere lo scenario secondo quelle angolazioni. Siamo abituati a questi interventi e siamo abituati a gestire lo stress il nostro pane quotidiano. Lo stress è il nostro carico di bagaglio che ci portiamo dietro».