Il veliero affondato, il racconto dei sub dei vigili del fuoco: «Non ci fermeremo finché la piccola Concordia non avrà restituito l'ultimo corpo»
La differenza è nelle dimensioni delle navi. Perché per il resto l’intervento ricorda quello di quella notte di gennaio del 2012, quando la nave della Costa Crociere naufragò davanti all’isola del Giglio: la difficoltà di muoversi con la visibilità ridotta, gli oggetti che galleggiano nell’acqua, ostacoli che impediscono l’avanzamento. E la paura. Quella consapevolezza che se qualcosa va storto, risalire è un’impresa ardua. «Il Bayesian è una piccola Concordia, laggiù a 50 metri di profondità è veramente difficile avanzare» ti raccontano i sommozzatori dei vigili del fuoco che stanno cercando i dispersi del veliero del tycoon inglese Mike Lynch, naufragato davanti alle coste siciliane a mezzo miglio dal porto di Porticiello. Speleo sub, si chiamano questi uomini; e sono uno dei pochi corpi abilitati ad effettuare ricerche così complesse e pericolose. Le squadre sono composte da 2 sommozzatori che restano sott'acqua 12 minuti, per un massimo di due immersioni al giorno: un minuto per scendere fino alla profondità necessaria, uno per risalire. E dieci minuti per le ricerche vere e proprie. «I sub devono affrontare difficoltà notevoli - racconta Luca Cari, che è il responsabile della comunicazione d’emergenza del comando generale dei vigili del fuoco - all’interno del veliero gli spazi sono ridottissimi e se si incontra un ostacolo è molto complicato avanzare e quasi impossibile trovare dei percorsi alternativi». Marco Tilotta è uno dei sommozzatori. «Abbiamo controllato lo scafo dall’esterno ed ora siamo entrati all’interno dell’imbarcazione per ispezionare tutti i locali». Che è molto più facile a dirsi che a farsi: il Bayesian è appoggiato sul fondale inclinato sul lato di dritta, dunque sul fianco destro. Dopo aver ispezionato il ponte di comando, che è all’aperto, gli speleo sub si sono calati nel salone principale da una scala interna. All’interno del veliero, completamente allagato, galleggia ogni sorta di oggetto, dai cuscini agli utensili, dai piatti alle sedie. E la visibilità è ridotta. Dunque, ogni mossa sbagliata potrebbe essere fatale. «L'accesso allo scafo è difficile - è ancora il racconto di Tilotta a metà mattina - penetrare all’interno, scendere al vano di sotto per le scale strette e andare in tutte le cabine per analizzare centimetro per centimetro è un lavoro veramente duro e difficile». Per cercare di operare più in sicurezza possibile, sapendo bene che il rischio zero non esiste, i sub si sono aperti un varco. «Abbiamo individuato una vetrata spessa 3 centimetri - spiega ancora Cari - dalla quale potremmo entrare con più facilità. Stiamo cercando di rimuoverla per poi poter avanzare meglio all’interno». Al momento non sono stati ancora individuati i corpi dei sei dispersi, è probabile si trovino nelle cabine al ponte inferiore dove ancora non sono arrivati i sub. Ma è certo che questi uomini non molleranno. «Faremo di tutto per recuperare i corpi» conferma Tilotta. E se per un qualche motivo le ricerche dovessero essere sospese, poi riprenderanno. Finché la piccola Concordia non avrà restituito l'ultimo corpo.