Il boss Michele Micalizzi non interveniva solo nelle questioni economiche della Magi, la società che deteneva la proprietà delle quote delle gelaterie a marchio Brioscià. Ma, come ogni padrino che si rispetti, entrava a gamba tesa anche quando si creavano «turbolenze« che, in qualche modo, potevano disturbare gli affari o creare situazioni pericolose per chi doveva gestire l’azienda. E quindi era stato costretto a intervenire perfino in una questione privata come la fine del matrimonio di Mario Mancuso, che aveva cominciato una relazione con Gisella Basile, una sua collaboratrice all’interno dell’azienda. Mancuso (nella foto) e il boss Micalizzi sono i destinatari delle due ordinanze di custodia cautelare eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo con l'accusa, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. A luglio del 2018, non era un mistero per nessuno che c’era ormai una crisi insanabile tra l’imprenditore e la moglie Mariangela Gottuso, che era subentrata al marito come amministratore della Magi. Lei si era rivolta a Margherita Riccobono, moglie di «zio Michele», alla ricerca di un appoggio: «Lui ormai è deciso, mi ha detto che vuole le gelaterie, o gliele affitto o gliele vendo, oppure se ne va. Non lo sto capendo più...», aveva raccontato Gottuso all’amica in una telefonata registrata dagli investigatori. «Lui non vuole lavorare con mio fratello - aveva continuato a lamentarsi - a mio fratello non lo vuole vedere e quindi, per dividersi, lui se ne deve andare dalle gelaterie. Perché lui sa che ci tengo al bar e rimango qua. Ora, niente, devo parlare con mio fratello, giustamente, perché lui vuole praticamente la parte delle gelaterie... nel senso vuole la gestione, oppure vuole da solo, vuole affittato o gliela vendo, oppure se ne va direttamente e non si fa vedere più». La reazione di Margherita Riccobono non lasciava però adito a dubbi, nel senso che la donna si era fatta portavoce della volontà del marito che, in nessun modo, voleva che i punti vendita di Brioscià potessero essere ceduti ad altri, tanto meno al fratello della Gottuso. «No! Glielo vendi, no! Non devi vendere nulla perché le gelaterie sono dei tuoi figli e dei tuoi nipoti», era stata la risposta della Riccobono, che poi aveva specificato ancora meglio quali erano le intenzione di Micalizzi. «Mio marito ultimamente mi ha detto: “Dicci a Mariangela che fa un passo indietro” e io te l’ho scritto. Alcune volte gli uomini hanno bisogno che noi gli dobbiamo andare dietro. E ci sta! Però dico io... le gelaterie intestarsele lui no, perché sono sangue dei tuoi figli. Mio marito questo non vuole, me l’ha detto: “No, le gelaterie no, non c’entra niente”». Secondo quanto emergerebbe dall’inchiesta, Micalizzi - nella qualità di socio occulto coinvolto nelle vicende societarie della Magi - era pronto a considerare l’eventualità di scindere le attività, ovvero di cedere il bar-tabacchi Badalamenti, che versava in difficoltà economiche, ai due Gottuso, mantenendo il possesso dei locali con il marchio Brioscià, che garantivano invece incassi consistenti. E intanto, per portare a termine l’operazione senza perdite, aveva dato ordine a Mancuso di cominciare a tagliare i costi d’esercizio del bar, limitando la produzione e l’orario di apertura e licenziando qualche dipendente.