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Il Tar accoglie il ricorso dei gestori delle discoteche a Palermo: cade l'obbligo di un addetto alla sicurezza ogni 30-35 avventori

Secondo i titolari del Mob, del Siddharta Country Club e dell’Arena la previsione era eccessiva: in Italia il rapporto è 1 a 250

Il Tar Sicilia ha accolto i ricorsi dei gestori di discoteche e locali da ballo contro le misure imposte dalla Questura di Palermo su alcuni temi relativi alla sicurezza all’interno dei locali notturni. Secondo i titolari del Mob, del Siddharta Country Club e dell’Arena, tutti aderenti al Silb Confcommercio Palermo, non era corretto l’obbligo - deciso con un provvedimento della Questura - di prevedere un addetto alla sicurezza ogni 30-35 avventori.

Invece, in quasi tutte le altre regioni italiane la proporzione è di un addetto alla sicurezza ogni 250 avventori, come da accordo quadro del 2016 siglato con il Ministero dell’Interno. Una evidente disparità - dicono i ricorrenti - di trattamento, ritenuta priva di giustificata ragione, che ha motivato il ricorso al Tar degli imprenditori del settore dell’intrattenimento. Vincenzo Grasso, presidente del Silb Confcommercio Palermo che tutela i gestori dei locali di intrattenimento e discoteche, esprime la propria soddisfazione.

«Viene riconosciuta la legittimità delle nostre ragioni. Questo è un primo passo verso la normalizzazione del nostro settore che negli ultimi anni - tra pandemia e motivi di sicurezza - ha subito gravi contraccolpi. Resta la nostra totale disponibilità a collaborare con le forze dell’ordine nell’obiettivo comune di prevenire e sconfiggere gli episodi di criminalità legati alla movida. Saremmo lieti di poter istituire un tavolo istituzionale di confronto periodico per partecipare nella individuazione di cosa funziona e cosa occorre modificare e correggere». Secondo la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio, “la decisione del Tar non sorprende perché era chiaro che sono state imposte dalla Questura decisioni sproporzionate e illegittime. Le nostre istanze sono rimaste inascoltate per tanti mesi ed è incredibile che per avere ragione sia stato indispensabile ricorrere al giudice amministrativo».

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