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I figli di Borsellino citano la presidenza del Consiglio e il Viminale al processo per depistaggio

Nel corso dell’udienza preliminare a Caltanissetta a carico di 4 agenti accusati di avere detto il falso per proteggere i loro colleghi

La strage di via D'Amelio

I figli del giudice Paolo Borsellino nel corso dell’udienza preliminare, che si è tenuta questa mattina a Caltanissetta a carico di 4 agenti accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno. Una richiesta analoga è stata avanzata, attraverso il suo legale, dal fratello del magistrato, Salvatore.

L'udienza preliminare si è svolta questa mattina dinanzi al gup del tribunale di Caltanissetta per i quattro poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.

Questa mattina sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile e diversi avvocati hanno chiesto la citazione, come responsabili civili, della presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno. Presenti in aula gli imputati Giuseppe Di Gangi e Vincenzo Maniscaldi. Il legale di quest’ultimo, l’avvocato Giuseppe Panepinto, ha chiesto un termine per esaminare le richieste di costituzione di parte civile.

«Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità - dichiarano gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco, legali dei figli di Paolo Borsellino - sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino. Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali».

«Si tratta di un semplice atto dovuto privo di qualunque implicazione politica - dice l’avvocato Fabio Trizzino -. Anzi colgo l’occasione per ringraziare questo Governo che, per primo, in sede di commissione nazionale Antimafia ha dato parola ai figli del giudice Borsellino».

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