L’emissione della misura cautelare non ha chiuso affatto il cerchio attorno alla torbida storia del personal trainer che avrebbe adescato le sue allieve in palestra. Il ventisettenne, finito ai domiciliari in seguito all’inchiesta condotta dagli agenti della sezione giudiziaria della polizia, segue un nuovo filone. Pc, tablet e telefoni che sono stati in possesso dell’indagato sono ancora sotto stretta osservazione dei tecnici incaricati dalla Procura: si attende la verifica della perizia che è stata avviata sui dispositivi. Gli inquirenti sono convinti che su questa strumentazione possano esserci le prove di ulteriori contatti ed approcci sessuali con le sue allieve minorenni. Il giovane al momento è incriminato con le accuse di adescamento di minori e produzione di materiale pornografico: due i casi accertati nei confronti di ragazzine di 16 anni. Gli investigatori ipotizzano che in realtà gli approcci sessuali potrebbero essere stati più di due. Al momento per il presunto orco, oltre ai domiciliari imposti dal Gip a conclusione di un’indagine per codice rosso coordinata dai pm del dipartimento violenza di genere della Procura, diretto dall’aggiunto Laura Vaccaro, e condotta dagli agenti della sezione giudiziaria della polizia, c’è anche il divieto di usare strumenti informatici, telematici e telefonici. Tutti i suoi trascorsi sono negli strumenti che restano sotto sequestro. In particolare i tecnici informatici sono alla ricerca di tracce di file che potrebbero essere stati cancellati dal personal trainer: contatti quindi avuti con altre allieve e che lo stesso giovane avrebbe potuto voler tentare di eliminare. I super informatici a disposizione della Procura sono in grado di poter risalire ad eventuali cancellazioni, a siti, chat, video, foto e programmi che possano in qualche modo essere legati a doppio filo ad un rischio di contenuti hard. Al momento l’inchiesta ha documentato uno scambio di foto e immagini tra l’istruttore e le due sedicenni, storia che è venuta a galla dopo la denuncia del padre di un’altra ragazza, amica delle due vittime. Sarebbe stata quest’ultima ad avere raccolto le confessioni delle due compagne di palestra e ad averlo detto al papà. Quest'ultimo, una volta saputa la gravità di quel che era accaduto, non ha esitato a contattare la polizia per denunciare gli abusi sessuali. Passo dopo passo, i poliziotti hanno acquisito indizi ma soprattutto sono riusciti ad avere conferme dalle due stesse giovani con cui hanno instaurato un rapporto di fiducia. Le vittime, liberandosi dal timore e dalla vergogna per ciò che avevano subito, hanno confessato quel che era accaduto, vale a dire uno scambio di video e foto osè con il loro personal trainer. Il Gip, condividendo le risultanze della Procura, ha parlato di «comportamenti deviati dell'istruttore» e del suo approfittarsi della «posizione di privilegio e del rapporto di fiducia con ragazzine e genitori, ignari dei rischi per le loro figlie». In questo modo il ventisettenne avrebbe avuto alcune immagini dalle ragazze in pose molto spinte, rispondendo a sua volta con suoi video di nudo. I poliziotti hanno bloccato il giovane prima che riuscisse a incontrare una delle allieve con le quali aveva iniziato lo scambio di foto e video a contenuto pornografico. La pedopornografia, come dimostrato da diverse inchieste, viene sfruttata anche come affare dai criminali. Un mercato nero, oltre che orribile, che riesce ad attirare sempre massicci interessi e di conseguenza smuove anche tanto denaro.