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«Ho dato fuoco alla montagna»: i messaggi inchiodano Ficano per l'incendio di Palermo

Le conversazioni su whatsapp tradiscono il giovane, accusato di essere l’autore del rogo che l’anno scorso devastò Capo Gallo

L'incendio nella montagna di Capo Gallo (foto Alessandro Fucarini)

La confessione di aver dato «fuoco alla montagna» nella riserva di Capo Gallo corre anche sulle chat di whatsapp. È quello che emerge dall’inchiesta che ha portato all’arresto di Francesco Ficano, 26 anni, ritenuto l’autore di quel devastante rogo che il 24 luglio dell’anno scorso distrusse oltre un centinaio di immobili, tra case e aziende, e praticamente tutte le essenze arboree della riserva. La madre del presunto incendiario sapeva tutto e per questo tentò persino di danneggiare il telefono prima che i carabinieri lo potessero sequestrare: «Ci sono un sacco di cose in quelle chat… dove lui dice ho bruciato la montagna».

Per i carabinieri, che hanno sviluppato l’indagine, si tratterebbe di un’ulteriore prova della colpevolezza di Ficano, raggiunto nei giorni scorsi da un ulteriore arresto (era già in carcere per maltrattamenti nei confronti della compagna e del figlio di 3 anni) con le accuse di incendio boschivo colposo e disastro ambientale colposo.
Il giovane inizialmente aveva negato un proprio coinvolgimento, poi in carcere era stato intercettato a parlare con la cugina alla quale aveva ammesso di essere stato lui. Anche se aveva continuato a ripetere che si era trattato di un’imprudenza, per aver gettato un mozzicone di sigaretta tra le sterpaglie. Tesi alla quale non credono gli investigatori, convinti al contrario che Ficano fosse andato tra le vie Tolomea e del Semaforo, dove ebbe origine il fuoco, avendo pianificato quell’incendio.

Ora spuntano anche le intercettazioni della madre del presunto incendiario che mettono un nuovo tassello alla ricostruzione fatta dai militari dell’Arma.
La donna confida ad uno degli amici del giovane di essere sicura che all'interno del telefonino del figlio ci fossero messaggi compromettenti. «Per fare il cretino si era vantato di avere bruciato la montagna - dice la mamma di Ficano -. Ci sono un sacco di cose nei messaggi, nelle cose... E me lo diceva pure a me e io gli dicevo: ma sei pazzo che dici queste cose... Ma sei pazzo! Ti fai arrestare per queste cose, per queste bugie, sei un malato mentale. Ci sono un sacco di intercettazioni sicuro».

Ad emergere anche che i carabinieri sarebbero a caccia di un testimone oculare che potrebbe avere visto materialmente chi appiccava il fuoco a Capo Gallo. A fare cenno della presenza di un testimone è stato uno degli amici più intimi di Ficano, il quale avrebbe anche fornito (a sua insaputa, proprio perché non sapeva di essere intercettato) una serie di circostanze che appaiono precise e quindi credibili. In particolare questo amico dell’indagato in una conversazione avrebbe riferito che «un’anziana signora», a bordo di una vettura di media dimensione di colore azzurrino, subito dopo l’incendio aveva urlato: «È stato un ragazzo con il motorino, è stato un ragazzo con un motorino!!». Ad oggi però gli investigatori non sono ancora riusciti ad individuare e quindi sentire questa donna. Secondo il Gip, Andrea Innocenti, sarebbe anche utilizzabile come testimone «de relato» lo stesso intercettato, il quale ha fornito indicazioni per l’identificazione del teste diretto.

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