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Palermo, la Cassazione conferma le condanne a boss e gregari della nuova Cupola

Definitive ventitré condanne. Per sette il processo deve essere rifatto: tra questi ci sono Settimo Mineo, indicato come il capo, e Massimo Mulè

Un momento dell'arresto di Settimo Mineo

Gli unici che hanno ottenuto l’annullamento senza rinvio, ma sol perché le loro pene sono state rideterminate dalla stessa Cassazione, sono i boss di Porta Nuova Gregorio Di Giovanni, detto ironicamente «Sorriso», perchè in realtà non ride mai, e Salvatore Sciarabba, capo della famiglia di Misilmeri (Palermo): nel decidere il processo Cupola 2.0, sulla riorganizzazione del vertice operativo di Cosa nostra, la seconda sezione della Suprema Corte ha ridotto a 11 anni e 4 mesi la condanna inflitta al primo e a 13 anni, 10 mesi e 20 giorni quella di Sciarabba, nei cui confronti sono stati ritenuti insussistenti alcuni episodi estorsivi. Un annullamento - ma solo per la parte che riguarda il diritto alla non menzione della lieve condanna rimediata - l’ha ottenuto pure Giovanni Comito. Per il resto sono stati una serie di annullamenti con rinvio (sette), quasi tutti per far ricalcolare l’entità delle pene emesse il 20 dicembre 2022 dalla Corte d’appello di Palermo, poi un rigetto nel merito e venti dichiarazioni di inammissibilità. Regge insomma ampiamente la tesi della Dda di Palermo, che aveva - con un’operazione dei carabinieri del dicembre 2018 - fermato il tentativo di ridare un governo a mandamenti e famiglie sempre meno controllati e coordinati dall’alto, specie dopo la morte di Totò Riina, avvenuta il 17 novembre 2017.

Il processo dovrà essere rifatto per Vincenzo Ganci, Massimo Mulè, Giovanni Salvatore Migliore (solo per la valutazione di un’aggravante e l’eventuale ricalcolo della pena), Maurizio Crinò, per lo stesso Settimo Mineo (nella foto), boss di Pagliarelli, indicato come il nuovo capo designato della nuova mafia palermitana del dopo- Riina: per Mineo c’è da riesaminare il trattamento sanzionatorio, ma i nuovi giudici di appello potranno anche confermare la pesante condanna a lui inflitta.

Altri annullamenti con rinvio per Domenico Nocilla e Michele Rubino. Rigettato il ricorso di Salvatore Ferrante, inammissibili invece le impugnazioni di Stefano Albanese, Filippo Annatelli, Giuseppe Bonanno, Carmelo Cacocciola, Francesco Caponetto, Giuseppe Costa, Filippo Cusimano, Rubens D’Agostino, Filippo Di Pisa, Michele Grasso, Marco La Rosa, Gaetano Leto, Erasmo Lo Bello, Domenico Mammi, Salvatore Mirino, Salvatore Pispicia, Gaspare Rizzuto, Giovanni Salerno, Giuseppe Serio, Salvatore Sorrentino. Non avevano fatto ricorso in Cassazione alcuni dei capi mandamento, nei cui confronti dunque la sentenza Cupola 2.0 era definitiva dall’anno scorso. Si tratta di Leandro Greco, che aveva avuto 12 anni, Calogero Lo Piccolo (27 anni in continuazione), Fabio Messicati Vitale (10 anni), Salvatore Troia (11 e 4 mesi), Andrea Ferrante (12), Giusto Francesco Mangiapane (6), Matteo Maniscalco e Luigi Marino (6 e 8 mesi a testa), Giovanni Sirchia (8) e i collaboratori di giustizia Sergio Macaluso (2 anni), Filippo Bisconti (13 in continuazione) e Francesco Colletti (10, sempre in continuazione). Gli imputati dovranno risarcire le parti civili: Centro Pio La Torre, Addiopizzo, Confcommercio Palermo, Sos Impresa, Sicindustria, Rete per la legalità, associazione per la lotta contro le illegalità, Confartigianato e i Comuni di Villabate, Ficarazzi e Misilmeri.

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