Le pistole stavano finendo e quindi c’era la necessità di sostituirle con qualcosa di più grosso e importante, come una mitraglietta anche se non sarebbe stato facile procurarsela perché sapevano di essere nel mirino degli investigatori. Nel 2020, infatti, i carabinieri di Palermo avevano tolto di mezzo una Beretta calibro 9X2 rubata, una Colt Gold Cup Trophy con matricola abrasa e una cinquantina di cartucce, oltre a una calibro 38 rinvenuta ai fratelli Giovanni e Filippo Montagnino, anche loro coinvolti nel blitz di tre giorni fa. Tutte le altre le avevano già portate via le forze dell’ordine tanto che i «picciotti» si lamentavano perché rischiavano di restare sguarniti e di non potere dettare legge incutendo il terrore. E allora dovevano andare sul mercato per accaparrarsi un «ferro» di quelli tosti, appunto una mitraglietta in grado di sparare più volte a ripetizione, in caso dovessero difendersi dagli assalti dei rivali. Così parlavano Filippo Montagnino e Paolo Salvatore Cintura - u pacchiuni così come veniva soprannominato - ritenuto il capo dell’organizzazione che gestiva tra a Borgo Nuovo, Cep e Cruillas quattro piazze di spaccio di droga, un giro di furti d’auto con il cosiddetto cavallo di ritorno, cioè la richiesta di pizzo ai proprietari per la loro restituzione e un centro abusivo per la raccolta di materiale ferroso. Entrambi sono finiti in galera: ad inchiodarli foto e video ma anche tantissime intercettazioni, tra queste una in cui si mettevano d’accordo su dove nascondere le armi rimaste e i relativi proiettili. Ma, tra le righe della loro conversazione, è spuntata fuori pure un’intimidazione probabilmente compiuta nei confronti di un gruppo avversario. «È un mostro questa, vero? È con il silenziatore, ogni pirtusu (foro, ndr) che fa tanto...fa pom pom. Fanno pirtusi», spiegava Compagnino ridendo. «Chistu è u trentuotto (questo è il 38, ndr)», aveva risposto Cintura riferendosi al calibro della pistola, l’unica di cui ancora aveva la disponibilità perché le altre erano cadute nelle mani degli agenti durante una retata. «Chista? È chidda chi c’impristavu a Pinuzzu (è quella che ho prestato a Pinuzzo, ndr). Perché quelli se li sono portati. Quelli sono finiti, quelli di Alessandro hanno arrestato», in altre parole c’erano stati alcuni arresti e allo stesso tempo le armi erano state sequestrate. «Ci vulissi una bella mitraglietta», era stato il suggerimento ma «u pacchiuni» aveva tagliato corto: «Ma dove la metto? Non lo vedi che sono taliatu (guardato, ndr) da tutte le parti. Appena la prendo... se li vengono a prendere», sospettando – a ragione – che ci fossero le telecamere che inquadravano la sua abitazione. Ma, a quanto pare, esisteva anche una pistola «ammucciata» che era stata utilizzata per esplodere alcuni colpi in aria allo scopo di mettere paura: «Li ho fatti spaventare, si sono infilati tutti dentro. Appena hanno sentito il botto hanno chiuso tutte cose», aveva raccontato Cintura sottolineando che il vero problema era dove conservare quel che rimaneva del loro arsenale perché sospettavano che c’erano indagini in corso. «Sarà pieno di sbirri. Unna putiemu pusari ca vicinu (non la possiamo posare qua vicino, ndr)», aveva ribadito. Montagnino si era fatto avanti: «La metto nella ruota di scorta e me la porto a casa» ma Cintura gli aveva dato un consiglio: «See! Nella ruota di scorta! Ti lavissi a mettere a mietteri ncapu (te la dovresti mettere addosso, ndr). Mahari sulu a cuosa (la pistola, ndr). Non te li portare i proiettili, i proiettili pure se te li trovano non fa niente».