Padre Giulio, all’anagrafe Giambattista Scozzaro, respinge tutte le accuse contenute nell’informativa della polizia giudiziaria, trasmessa alla Procura di Termini Imerese, di cui il Giornale di Sicilia ha dato conto nei giorni scorsi. In particolare, il religioso - finito lo scorso febbraio ai domiciliari, assieme a un medico di 50 anni, per una delicata vicenda legata al divorzio di quest’ultimo -, attraverso i suoi avvocati Antonio Ingroia e Antonio Maltese, ha smentito «la falsa notizia della presunta fondazione di una setta religiosa» e che lo stesso «avrebbe percepito circa 500 mila euro, di cui quasi la metà, circa 200 mila, sarebbero stati versati dal medico» (l’altro indagato), «per compiere esorcismi», mentre il sanitario «avrebbe addirittura convinto i suoi seguaci ad assumere psicofarmaci, diagnosticando anche disturbi mentali».
Secondo i legali del frate, tutto ciò non corrisponderebbe a verità, così come altre considerazioni - anche queste estrapolate dalla relazione della polizia - in cui si evidenziava che «padre Scozzaro avrebbe un’impostazione religiosa improntata all’isolamento e alla demonizzazione di qualsiasi persona che non condivida il suo operato, e che tale modus operandi potrebbe indurre più persone a tentare il suicidio o altre a minacciare di morte gli adepti ribelli». Scozzaro, ancora, sempre secondo gli investigatori, avrebbe tenuto insieme i suoi seguaci, incutendo in loro il timore di un’imminente apocalisse e prospettando la propria Casa Mariana, a Collesano, come unico luogo di salvezza, ma avrebbe anche esercitato una sorta di controllo totale sulle finanze della famiglia del medico, ottenendo così le donazioni necessarie per l’edificazione del luogo di culto. Ma tutto questo i difensori dell’indagato lo negano, contestando anche l’affermazione secondo cui «Padre Scozzaro stava preparando i suoi seguaci alla fine del mondo, anche procurandosi quantitativi di armi attraverso una sorta di scorta ("facevano scorte di provviste e armi"), al fine di allontanare eventuali intrusioni da parte di chi non era riuscito ad attrezzarsi per sopravvivere all’apocalisse».
Per la difesa, «è stato falsamente descritto come il fondatore di una setta che contemplerebbe l’uso della violenza (addirittura armata), della minaccia, della supina obbedienza e delle condotte truffaldine di appropriazione del patrimonio dei seguaci della setta medesima». Gli avvocati Ingroia e Maltese precisano che «la comunità religiosa che si è formata a Casa Mariana, per come emerge dagli stessi atti d’indagine, non ha alcuna delle caratteristiche che contraddistinguono una setta, non fosse altro perché la partecipazione all’attività religiosa non era affatto esclusiva, visto che la maggior parte dei fedeli partecipava alle celebrazioni, tra cui la messa domenicale, anche, o addirittura prevalentemente, in altre parrocchie».
Insomma, una smentita su tutta la linea di quel che emerge dagli atti di indagine riportati dal nostro giornale: «Non è vero - aggiungono i legali - che fra le regole della comunità di Casa Mariana vi fosse quella di respingere "a colpi di proiettile" eventuali intrusi che non si fossero adeguatamente preparati all’imminente apocalisse e men che meno che padre Scozzaro abbia mai diagnosticato disturbi mentali ai propri fedeli o costretto chicchessia ad assumere psicofarmaci contro la propria volontà». Infine, concludono gli avvocati, «non risulta da nessun atto di indagine che Scozzaro abbia mai ricevuto alcuna somma, e tanto meno importi per addirittura 500 mila euro per praticare esorcismi di sorta. Le uniche somme, per importi comunque nettamente inferiori, cui si fa riferimento negli atti di indagine, riguardano contributi volontari, da parte dei fedeli che frequentavano la comunità religiosa di Casa Mariana, destinati alle spese di manutenzione e migliorie delle strutture, adibite prevalentemente allo svolgimento di attività religiosa».
Nella foto il tribunale di Termini Imerese e, nel riquadro, padre Scozzaro
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