La strage di Altavilla Milicia, per Giovanni Barreca altre minacce in carcere: «Assassino, vattene»
«Assassino, vattene», urla contro Giovanni Barreca (nella foto) nel carcere di Enna. L’ex imbianchino, accusato assieme alla figlia minorenne e ai coniugi Sabrina Fina e Massimo Carandente di aver ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel nella strage di Altavilla Milicia, avrebbe ricevuto minacce dagli altri detenuti anche se non ci sarebbe stato nessuno scontro fisico visto che si trova in isolamento. Nel corso dell’ultimo colloquio ha rivelato al suo avvocato Giancarlo Barracato che alcuni reclusi gli avrebbero gridato insulti tirandogli addosso anche alcuni oggetti dalle celle vicine: una violenza solo verbale che, però, dimostrerebbe l’insofferenza nei suoi confronti da parte degli altri ospiti. Un motivo in più per ilo legale che presenterà una nuova istanza – dopo che la precedente era stata bocciata – per chiedere di avvicinare l’uomo in un istituto di pena più vicino al capoluogo. Anche questa volta Barreca avrebbe ribadito di non essere stato in grado di reagire: sarebbero stati i coniugi a insistere affinché si compissero i riti per la liberazione dal demonio spingendolo a compiere il massacro. Una versione completamente differente da quella che Sabrina e Massimo hanno raccontato al loro avvocato Franco Critelli e al criminologo Gianni Spoletti nel corso nell’incontro di ieri durato dieci ore. I due hanno giurato di essere estranei ai delitti scaricando tutte le responsabilità su Barreca e la figlia di 16 anni. «I miei assistiti sono profondamente addolorati per le persone morte e dalla ricostruzione fatta da alcuni media destituite di ogni fondamento fattuale e giuridico – ha detto l’avvocato Critelli -. Tutte e due hanno respinto l’appellativo di fratelli di Dio e il movente economico. Hanno ribadito di essersi recati ad Altavilla solo per pregare». La coppia ha dato mandato all’avvocato per valutare «ogni opportuna azione legale, in tutte le sedi a salvaguardia dei loro interessi diritti coinvolti e violati dalle ricostruzioni fatte in questi mesi. I processi si fanno in tribunale e non nei salotti televisivi dove neppure esiste il necessario contraddittorio e si riportano frammenti distorsivi di una storia funesta tutta da chiarire nella sua complessità. Stiamo svolgendo complesse indagini investigative difensive che porteremo al processo: nel corso del colloquio sono emersi spunti investigativi che approfondiremo a dovere».