Una ricostruzione minuziosa degli ultimi istanti prima della terribile tragedia. È quello che la Procura di Termini Imerese vuole ricostruire attraverso l’incidente probatorio che dovrebbe essere effettuato la settimana prossima sul cantiere della statale 113 di Casteldaccia, dove lo scorso 6 maggio sono morti 5 operai (Epifanio Alsazia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Giuseppe La Barbera) ed un altro è ancora ricoverato in gravi condizioni. Da qui potrebbe anche arrivare la svolta per chiarire meglio la dinamica e soprattutto le responsabilità di questa strage sul lavoro. L’impressione è che, una volta completato questo lavoro, l’elenco dei nominativi sul registro degli indagati possa allungarsi. Al momento resta iscritto solo Nicolò Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio group srl, la ditta di Partinico che ha avuto in subappalto la gara per sturare le fogne otturate sulla statale di Casteldaccia. Ma mentre gli inquirenti continuano a scavare sulla montagna di faldoni di documenti trovati all’interno dell’azienda di via Milano a Partinico, ci sono anche altre due aziende coinvolte: la Tek infrastrutture di San Cipirello che aveva vinto l'appalto e la committente, l'Amap ovvero la municipalizzata che ha in gestione il servizio fognario di Casteldaccia. La ricostruzione di quel che è avvenuto dentro la vasca di raccolta dei liquami, con la verosimile ispezione di tecnici incaricati dalla Procura e le eventuali tracce che si potranno trovare, resta un punto focale dell’inchiesta. Con la speranza che il già pesantissimo bilancio delle vittime non si aggravi. Restano infatti ancora gravi le condizioni di Domenico Viola, l’operaio di Partinico di 62 anni. Nel reparto di terapia intensiva del Policlinico, diretto dal professore Antonino Giarratano, il paziente continua il suo percorso di svezzamento dalla ventilazione controllata e si presenta stabile sotto il profilo della funzionalità degli altri parametri vitali e della funzione neurologica. Per i medici, però, resta ad «elevata fragilità e pertanto non è ancora possibile sciogliere riserva sulla vita, soprattutto per la funzione respiratoria e il controllo delle infezioni». Diversi fattori sono stati determinanti nell’evitare che anche il sesto operaio sul cantiere potesse perdere la vita. Anzitutto perché ha inalato una dose minore di gas nocivo rispetto ai più sfortunati colleghi. E poi determinanti sono stati i soccorsi sia sul posto di vigili del fuoco e 118, sia poi in ospedale. «I medici e gli infermieri, e le alte tecnologie e l’elevata competenza e specializzazione della terapia intensiva dell’azienda hanno portato oggi a sperare» afferma il direttore della terapia intensiva del Policlinico, il professore Antonino Giarratano. «Gli incidenti sul lavoro - aggiunge il commissario straordinario del Policlinico, Maria Grazia Furnari - sono tragedie devastanti. Desidero far pervenire tutto il mio sostegno in questo momento così difficile al paziente e ai suoi cari e a tutte le famiglie colpite da questo drammatico lutto. Ai medici e agli operatori sanitari che stanno curando il paziente, vorrei esprimere la mia profonda gratitudine per il loro impegno, la loro dedizione e la loro professionalità».