Seduto sui gradini della camera mortuaria dell’ospedale Civico, con le mani tra la testa e lo sguardo assente, fisso nel vuoto. Ogni tanto si alza e passeggia nervosamente, parlando al telefono in cerca di una voce amica che lo possa supportare. W.M.T, il marito di Patrycja Bartosik, la trentunenne turista polacca uccisa questa notte in corso Tukory da un pirata della strada, viene supportato dagli agenti della polizia municipale, inviati nella struttura ospedaliera per stare vicino all’uomo e assisterlo per ogni eventualità. «Gli è stato offerto il supporto psicologico - spiegano gli agenti - ma al momento lo ha rifiutato. Sa che per qualsiasi evenienza c’è una rete che può aiutarlo». Non parla molto bene l’inglese e, più in generale, al momento non ha molta voglia di raccontare e rivivere l’episodio. «Saremmo ripartiti stasera», è l’unica cosa che si è limitato a dire. Sul posto è intanto arrivata la scientifica per prelevare alcuni campioni dal corpo della donna. «Siamo in contatto con l’ambasciata - fanno sapere dal corpo della polizia municipale - le autorità stanno provvedendo ad attivare l’iter per riportare in Polonia il corpo. Contestualmente, stanno andando avanti le indagini». Intanto chi si trova in camera mortuaria per dare un ultimo saluto ai propri cari si avvicina timidamente all’uomo: le barriere linguistiche vengono abbattute da piccoli gesti, come un bicchiere d’acqua o sguardi di solidarietà. L’uomo adesso si trova in caserma per la deposizione.