La Procura di Termini Imerese, che indaga sulla morte di 5 operai deceduti ieri a Casteldaccia durante i lavori di manutenzione alla rete fognaria, ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo. L’indagine è coordinata dal procuratore Ambrogio Cartosio. Non sarebbero dovuti scendere all’interno della stazione di sollevamento i cinque operai morti ieri a Casteldaccia durante la manutenzione della rete fognaria. Il contratto di appalto stipulato con Amap, la municipalizzata che aveva dato alla loro ditta, la Quadrifoglio group, l’appalto dei lavori, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi. Non è chiaro, dunque, perché i cinque siano scesi all’interno della stazione di sollevamento nè cosa sia accaduto dopo. L’ipotesi che si sia rotto un tubo da cui poi è fuoriuscito il gas è smentita dai vigili del fuoco, mentre non si esclude che gli operai abbiano potuto aprire una paratia che sarebbe dovuta restare chiusa. L’ambiente infatti, in condizioni normali, è a tenuta stagna.
Lungo interrogatorio del direttore lavori, sentito fino a tarda notte
È durato fino a tarda notte l’interrogatorio del direttore dei lavori che doveva controllare l’intervento di manutenzione che gli operai della società quadrifoglio group stavano svolgendo alla rete fognaria di Casteldaccia per conto della Amap, la società che gestisce rete idrica e fognaria nel capoluogo e in decine di comuni della provincia. Durante l’intervento, probabilmente uccisi dalle esalazioni del gas formato dalla fermentazione dei liquami, hanno perso la vita cinque operai: quattro della Quadrifoglio e uno di una società interinale. Un sesto è ricoverato in Rianimazione. Sulla strage indaga la procura di Termini Imerese che ha delegato gli accertamenti alla Polizia. All’interrogatorio del direttore dei lavori, dirigente dell’Amap, ha partecipato il procuratore Ambrogio Cartosio. Secondo le prime notizie gli operai non indossavano mascherine. Sarebbero morti prima in tre, poi avrebbero perso la vita i colleghi che erano scesi nella vasca non vedendo risalire gli altri.
Il superstite: è successo qualcosa di imprevisto
«Ho lavorato fino alle 10 nella vasca e tutto è filato liscio. Mi ha dato il cambio mio cugino Giuseppe Miraglia (una delle vittime della strage di Casteldaccia ndr). Poi è successo qualcosa d’imprevisto». Giovanni D’Aleo, 44 anni, operaio scampato all’incidente sul lavoro costato la vita a 5 operai, ha raccontato ad uno dei soccorritori nei momenti concitati della tragedia quando accaduto ieri. Durante la mattina nel cantiere in cui si svolgeva la manutenzione della rete fognaria tutto sembrava filare liscio. Gli operai avevano iniziato il lavoro alle 8 e dopo due ore si erano dati il cambio. D’Aleo sarebbe andato a rifocillarsi dopo essere stato per ore nella zona della vasca dell’impianto. Resta da capire cosa sia successo dopo. «Ho capito subito che era accaduto qualcosa di grave e ho dato l’allarme», ha aggiunto in lacrime l’operaio.
Il titolare della Quadrifoglio sta rientrando dagli Usa
Dopo avere appreso la notizia della morte dei suoi operai, deceduti ieri a Casteldaccia mentre lavoravano alla rete fognaria, Antonio Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Srl, sta rientrando in Sicilia dagli Stati Uniti dove si trova per il matrimonio di un familiare. Il suo socio Epifanio Alsazia è una delle cinque vittime.