«C’è una telefonata in entrata attorno all’una di una persona che fino ad oggi non è entrata nelle fasi di questo processo, che sarebbe durata alcuni secondi, e un messaggio della mia assistita attorno alle due. Sarebbero queste le prove che incrinerebbero la credibilità della giovane che assisto. A parte il fatto che la giovane era intontita, drogata e ubriaca e potrebbe non ricordare alcunché». È quanto afferma l’avvocato Carla Garofalo, che assiste la vittima dello stupro in un cantiere abbandonato al Foro Italico a Palermo avvenuto lo scorso 7 luglio e per cui sono imputati sei giovani, maggiorenni all’epoca del fatto. Uno è stato già condannato dal gup del tribunale per i minorenni, dove è stato processato perché quel giorno non aveva ancora compiuto diciott’anni. La ragazza, invece, ne aveva 19. «Durante la violenza - aggiunge l’avvocato Garofalo - il cellulare le è caduto più volte e sarebbe stato Angelo Flores a tenerlo e a rispondere. La strategia della difesa è chiara, quella di screditare la vittima come abbiamo visto in tantissimi processi dove ci sono donne vittime di violenza. Si sta cercando di mettere in pratica la vittimizzazione secondaria, in modo da fare cedere i nervi, fare entrare in contraddizioni le vittime».