Violenza sessuale a Palermo, le mogli dei due cugini indagati: «Lei gli si è gettata addosso»
Prima li vogliono morti, «Quell’etta sangu (esclamazione dispregiativa palermitana per augurare la morte) di tuo marito ha telefonato al quel butta sangue di mio marito», poi li difendono, in qualche modo li giustificano, e poi cercano anche prove che possano scagionarli. Non sapendo di essere intercettate la moglie e la compagna dei due cugini palermitani di 42 e 44 anni che avrebbero violentato in un B&B a Palermo una turista canadese commentano i fatti e involontariamente incastrano gli indagati. «Tuo marito secondo me quando quella gli si buttò nell’ascensore ha capito che si poteva fare. E così chiamó suo cugino», dice una delle donne ipotizzando come si sarebbe svolta la serata degli abusi. «La sella del motore è veramente piccola. È talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non capirono più niente», afferma l’altra donna parlando del passaggio in scooter dato alla vittima dai due. Per le due in fondo non si potrebbe parlare di violenza. «Sti ragazzi erano puliti non avevano neanche un graffio», aggiungono sostenendo che se fosse stato uno stupro la vittima si sarebbe difesa lasciando segni sugli aggressori. Secondo le donne dovrebbero essere acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza dell’ascensore dove si vede che la turista si sarebbe buttata sopra al marito. «Lui queste cose le deve dire all’avvocato perché negli ascensori ci sono le telecamere. Lo state vedendo che lei si sta buttando di sopra. Ci sono un sacco di cose che fanno male a noi, però sono utili per la difesa» dice la donna.