Chi è Mimmo Russo: tutti i cambi di casacca dell'ex consigliere comunale arrestato a Palermo
Politico di lungo corso, negli anni Novanta consigliere di circoscrizione, poi, dal 2001 al 2022, consigliere comunale, Mimmo Russo, arrestato oggi per concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione ed estorsione, ha cambiato più volte casacca politica passando da Alleanza Nazionale, al Mpa, da Azzurri per l’Italia al movimento Palermo 2022 che sosteneva Leoluca Orlando, fino ad approdare a Fratelli d’Italia. Secondo la procura di Palermo, che ne ha chiesto ed ottenuto l’arresto, per anni avrebbe utilizzato per i propri interessi la funzione pubblica. Referente dei precari storici di Palermo, in occasione delle campagne elettorali che lo vedevano candidato, avrebbe promesso e procurato posti di lavoro a mafiosi e a loro familiari presso supermercati Conad o cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici come la Social Trinacria Onlus. Russo, inoltre, avrebbe messo a disposizione il proprio ufficio Caf per l’affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia che, grazie al suo aiuto, sarebbero così riusciti a lasciare il carcere. Dall’indagine, che si basa sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e decine di intercettazioni, è emerso che l’ex consigliere dava soldi e buoni benzina a esponenti mafiosi che venivano poi usati dai clan per comprare voti nei quartieri della città. Cosa nostra avrebbe avuto così di fatto il controllo delle elezioni comunali e regionali. L’indagato avrebbe anche regalato denaro alle famiglie mafiose per l’organizzazione delle feste di quartiere, occasioni utilizzate storicamente dalle cosche per aumentare il proprio consenso sul territorio. Da presidente della Commissione Urbanistica al Consiglio comunale di Palermo si sarebbe messo a disposizione per soddisfare interessi di persone vicine alla mafia, consentendo alle cosche il controllo di concessioni, autorizzazioni e appalti. A Russo i pm contestano pure l’avere accettato la promessa di voti mafiosi dal boss dello Zen Sandro Diele, in occasione delle Regionali del 2012: in cambio il politico avrebbe dato al capomafia soldi, cibo e buoni benzina da distribuire per convincere gli elettori del quartiere a votarlo. Per le Comunali del 2022, in cui non riuscì a salire a Palazzo delle Aquile, si sarebbe inoltre fatto promettere, con la mediazione di Gregorio Marchese, figlio del killer di Cosa nostra Filippo Marchese, un pacchetto di voti da Achille Andò, consulente di due imprese di costruzione. In cambio gli avrebbe assicurato che, una volta eletto al Consiglio comunale, si sarebbe speso per l’adozione di provvedimenti amministrativi in favore delle due società per cui lavorava, la Building Plot srl e la Building, interessate a realizzare un centro commerciale a Rocella.