Rischia di essere inutilizzabile la confessione resa ai carabinieri da Giovanni Barreca, il muratore di Altavilla Milicia che, con la complicità della figlia 17enne e di due fanatici religiosi, Massimo Carandente e Sabrina Fina, ha trucidato la moglie Antonella Salamone e due figli, Kevin ed Emmanuel durante un esorcismo. L’uomo, la notte tra il 10 e l’11 febbraio, chiamò i carabinieri e raccontò il triplice delitto coinvolgendo anche la coppia. Tutti vennero poi arrestati. La legge prevede che in caso di dichiarazioni auto-indizianti la testimonianza venga interrotta e si nomini immediatamente un difensore anche d’ufficio, pena l’inutilizzabilità delle rivelazioni. Nel caso di Barreca, invece, il legale sarebbe stato contattato solo il giorno dopo. Dopo l’arresto il muratore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Se proseguisse nel suo silenzio o smentisse quanto detto la confessione dunque sarebbe carta straccia. Sul fronte delle indagini si attendono gli esami dei tabulati dei telefoni degli indagati e la relazione del medico legale che ha fatto l’autopsia sulle vittime. Intanto prosegue a distanza lo scontro tra la coppia, che si dice innocente e addossa la colpa degli omicidi a Barreca e alla figlia, e il muratore che sostiene di essere stato drogato e racconta che Carandente e Fina erano in contatto con altri invasati religiosi a cui chiedevano istruzioni sul da farsi. I due, invece, avrebbero riferito ai legali che incontreranno in carcere il 5 aprile, che dopo aver lasciato la villetta di Altavilla avrebbero ricevuto una video-chiamata dell’uomo che comunicava che Kevin era ancora posseduto dal demonio. La coppia ha sempre negato di essere stata presenta mentre venivano commessi i delitti e di aver solo partecipato alle preghiere di liberazione dal demonio su richiesta del muratore.