La strage di Altavilla, si cerca di fare luce sui buchi neri: dalle carcasse di animali alle riunioni a sfondo mistico
I segnali di un disagio mai colti, la solitudine di una famiglia afflitta da molti problemi, il delirio di un uomo in preda a visioni e pensieri deviati tanto da pianificare lo sterminio dei suoi congiunti. Eppure, Antonella Salamone e i suoi figli avevano espresso preoccupazioni ad amici e conoscenti, avevano raccontato del maniacale pensiero del capofamiglia sulla presenza del diavolo. E anche alcuni vicini avevano notato qualcosa di strano nell’uomo e uno sguardo a tratti diabolico. Adesso, dopo il massacro, ci si chiede perché alla famiglia Barreca non sia stato dato aiuto, se l’intervento delle istituzioni, dei servizi sociali e della scuola avrebbe potuto evitare il tragico epilogo. Sull’eccidio di Altavilla Milicia restano ancora troppi punti oscuri e anche i silenzi degli inquirenti non contribuiscono a fare chiarezza sul contesto in cui è maturato il massacro. «Perché queste cose vengono sempre fuori dopo e mai prima quando si può intervenire? - afferma un commerciante del paese che conosceva i Barreca -. Sono tutte storie e racconti già sentiti davanti a queste tragedie. La verità e che ormai siamo isole. Nessuno si rende conto che alcuni segnali vanno denunciati. Dirlo solo adesso non ci restituirà Antonella e nemmeno i piccoli Kevin ed Emanuel». Kevin e la sorella Miriam dall’inizio della scorsa settimana non andavano a scuola e una vicina di casa ha riferito che i ragazzi non avevano tutti i libri utili agli studi. «È possibile che nessuno dalla scuola abbia segnalato questo disagio?», si chiede la donna, Pascale Ballof, che ha raccontato degli atteggiamenti inquietanti di Barreca: «Mi sembrava diabolico, avevo paura di lui. Parlava del diavolo, una volta spense la luce di una madonnina che avevo nel mio giardino, perché diceva che esisteva solo Dio». Nel giardino della villetta teatro della strage gli investigatori hanno trovato carcasse di animali, in parte anche bruciate, che potrebbero essere stati uccisi nel corso di alcuni riti diabolici. Anche in questo caso viene da chiedersi come mai nessuno si sia accorto di nulla, perché non sia stato lanciato un allarme. Eppure, le riunioni a sfondo mistico non sarebbero state rare nella casa di campagna di Altavilla, dove più volte si sarebbe recata la coppia palermitana accusata di avere compiuto l’eccidio assieme al manovale. Sui giorni del terrore nella villetta gli inquirenti tengono le bocche cucite ma c’è ancora molto da chiarire, a cominciare delle fasi dei tre delitti e da quanto tempo fosse maturata la decisione di assassinare la donna e i due ragazzi nella folle convinzione che fossero posseduti dal diavolo. Alcuni familiari, ma non tutti, sapevano che la famiglia aveva problemi economici e che l’operaio aveva preso una brutta china. La famiglia di Antonella Salamone è originaria di Aragona, in provincia di Agrigento, da dove domenica sono giunte la nonna e una zia, in attesa dell’arrivo degli altri parenti da Novara, in Piemonte, dove vive la madre della donna uccisa e dove a lungo avevano vissuto pure i Barreca. La famiglia era tornata ad Altavilla Milicia cinque anni fa e si era sistemata nella villetta di contrada Regia Trazzera Marina di Granatelli. Giovanni Barreca lavorava come muratore e imbianchino, la moglie come badante. Ma faceva dei lavori di pulizia anche al Comune. Tutti la descrivono come una donna gentile e garbata. Ma anche del manovale in tanti parlano bene e non immaginavano che potesse trasformarsi nel carnefice della sua famiglia. «Era un lavoratore. Una persona tranquilla - afferma un conoscente -. Lo vedevamo tutti in paese. Sapevamo che era evangelico. Non avremmo mai pensato che potesse fare nulla di simile. Adesso c’è chi lo accusa e racconta una realtà che noi ad Altavilla non abbiamo mai percepito». Forse chi sapeva avrebbe dovuto segnalare quegli strani comportamenti, dare aiuto a una famiglia in difficoltà prima del compiersi della tragedia.