Palermo

Domenica 24 Novembre 2024

Dalla Spagna e da Roma la droga da spacciare a Palermo: «Siamo io, tu e un mio amico calabrese...»

Carabinieri alla Vucciria

La base operativa era alla Vucciria, ma la rete di pusher smantellata dai carabinieri a Palermo, dove sono scattati nove arresti, varcava i confini regionali e nazionali. Le indagini hanno accertato che gli indagati avevano a disposizione due abitazioni a pochi metri dal popolare mercato palermitano, una in piazza Monte Santa Rosalia, l'altra in vicolo Calzonai. Nel primo appartamento la droga veniva confezionata, nell'altro si spacciava. I clienti però sapevano di poter trovare i pusher anche in cortile Sant'Andrea, a pochi passi da piazza San Domenico. Ma da dove arrivava la droga da spacciare? Leonardo Marino avrebbe acquistato la sostanza stupefacente all'estero: le microspie hanno rivelato che gli indagati erano in grado di fare la scorta di cocaina grazie ad alcuni trafficanti che si muovevano tra la Spagna e Roma. Affari che avrebbero fatto gola anche a  un pusher calabrese, con cui la rete di palermitani avrebbe dovuto dividere una delle ultime partite di droga acquistate prima degli arresti. In una conversazione captata dalle microspie, i fratelli Marino parlano sia dell'uomo calabrese che di un'altra persona, si tratterebbe di un fornitore romano, un certo «Sergio Tor Bella Monaca». «Siamo io, tu e un mio amico calabrese. Lui aspetta che la scaricano a Roma direttamente. Però tramite Roma loro ne scaricano venti, dieci, si ci devono pagare là. E dieci me li porto io, però se noialtri troviamo l'aggancio come venderla dieci là...». Il romano avrebbe potuto rifornirli di droga per 33 mila o 34 mila euro al chilo, ma i due fratelli avevano dei dubbi sul prezzo e sui margini di guadagno: «Ci sono andato a Tor Bella Monaca, gli ho detto, Sergio mi puoi favorire questa situazione? E lui mi ha detto, sì Giovanni, però 33 o 34? Uno gliela deve dare a 34 e cosa dobbiamo guadagnare noialtri?». Più vantaggiosa si era invece rivelata l'operazione con il calabrese: grazie all'intermediario di Reggio Calabria, un certo «Peppino», Marino raccontava al fratello di avere risparmiato sul prezzo dello stupefacente, acquistato a ventiduemila euro al chilo.

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