«Aron non c'è più. Il suo corpo non ha retto, sebbene lui abbia lottato fino alla fine». Con queste poche parole, che nascondono un grande dolore, la Lav Palermo ha comunicato la morte del pitbull che martedì era stato legato e bruciato vivo dal suo padrone in via delle Croci, a Palermo. Troppo gravi le ustioni che superavano l'80 per cento del corpo dello sfortunato cane. Le sue condizioni sono sempre rimaste gravissime, fin dal ricovero avvenuto il 10 gennaio. I veterinari che lo hanno avuto in cura hanno riservato a questo caso il massimo impegno, pur rendendosi conto che le possibilità di salvezza, per Aron, erano scarse. Ieri i medici avevano pubblicato un video sui social, spiegando la gravità della situazione e che ad essere stati particolarmente compromessi erano stati i reni. «La speranza di questi giorni si è spenta stanotte con la terribile notizia della morte di Aron - ha commentato il sindaco Roberto Lagalla -. Non ci sono parole per descrivere un gesto totalmente folle provocato da una singola persona, se non esprimere la piena condanna e l’assoluta intollerabilità verso qualsiasi maltrattamento nei confronti di un animale. Per tali ragioni, il Comune è pronto a costituirsi parte civile in questa drammatica vicenda. Grazie all’azione di attivisti e associazioni, oggi la sensibilità nei confronti degli animali è diversa rispetto al passato e voglio sottolineare l’impegno di chi si è prodigato per soccorrere e curare Aron, esempi da tenere a mente anche da parte delle istituzioni che devono proseguire lo sforzo a tutela degli animali». Ieri anche il Garante Regionale dei diritti degli Animali per la Sicilia aveva annuncia la scelta di di costituirsi parte civile contro l'uomo che ha dato alle fiamme il suo cane a Palermo. "Occorrerebbe - afferma Giovanni Giacobbe, psicologo ed esperto di neuroetica del benessere animale - fare sentire tutto il nostro sdegno a Roma. Da quando lo Stato ha avocato a sé la potestà legislativa esclusiva in materia di diritti degli animali con la modifica dell'articolo 9 della Costituzione, è noto che la Regione non abbia più gli strumenti per legiferare in maniera tale da riuscire a prevenire né (ovviamente) a punire questi esecrabili reati perpetrati in danno degli animali».