Dopo gli incendi in Sicilia i vigili del fuoco negarono alle vittime l'accesso agli atti, i legali: condotta ingiustificabile
Mentre Palermo e Roma discutono sulla proclamazione dello stato di calamità, che darebbe il via alla possibilità di risarcimento alle vittime, per gli incendi che hanno sconvolto la Sicilia l’estate scorsa, sono stati notificati i primi atti di citazione da parte di privati che hanno perso le case e tutto ciò che contenevano davanti al tribunale civile per risarcimento danni, patrimoniali e biologici. Sono stati citati la Regione siciliana, la protezione civile, il comando del corpo forestale e i vigili del fuoco. Vanessa Fallica e Gabriele Fallica legali di una donna di 49 anni, B. F., che ha visto andare in fumo la propria villetta a Palermo e di una coppia proprietaria di una villa a Borgetto M. O., 66 anni, e G. G., 73 anni, oltre a figlia e nipote, sono convinti che la Regione non abbia applicato il piano di prevenzione degli incendi, soprattutto il 24 e 25 luglio giorni in cui era stata diramata l’allerta rossa, e che sia «inconcepibile assistere a questa scenetta politica tra Stato e Regione circa gli interventi concreti in favore di chi ancora oggi non ha un alloggio quindi occorre adire la via giudiziaria dove certamente verranno individuate le responsabilità». B. F., ritenendo che il ritardo dei soccorsi potesse in qualche modo essere collegato alla mancanza di personale a Palermo, ad agosto, tramite il proprio legale, ha chiesto al comando di Palermo dei vigili del fuoco di conoscere l’elenco di chi era in servizio a luglio. Ma i vigili del fuoco hanno negato l’accesso agli atti, ritenendo che la richiesta non fosse sorretta da «un interesse diretto, concreto ed attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata...». «Una condotta - scrive Fallica - certamente ingiustificabile laddove, se effettivamente il comando dei vigili del fuoco non avesse avuto nulla da nascondere in merito a tale richiesta, avrebbe ben potuto rispondere positivamente». Il 25 luglio dopo le telefonate al 115 per dare l’allarme per l’incendio che stava avvolgendo la villetta di B.F., i primi a giungere sul posto sono stati gli uomini dell’antincendio della protezione civile con un automezzo dotato di pompa e tubo. Ma dopo aver tentato di far partire l’impianto gli operatori e tutti i presenti si sono accorti che mancava il gasolio e soprattutto l’acqua e che la pompa quindi non poteva essere azionata. Alcuni familiari di B.F. sono andati a comprare il gasolio e anche una pompa con relativo tubo per prendere l’acqua da una piscina che si trova nella villa attigua e immetterla nella cisterna della protezione civile. Dopo gli incendi - scrive l’avvocato Fallica - abbiamo saputo che «numerosi Canadair, in dotazione alla Regione Sicilia, erano stati generosamente ceduti alla Grecia, una circostanza che risulta ancor più grave alla stregua del fatto che, come accertato durante una seduta dell’Assemblea regionale siciliana, 130 vigili del fuoco in forza ai comandi territoriali della Sicilia erano stati inviati a Roma per la frequentazione di un corso».