Gli screzi con Rosolino Celesia risalivano a una decina di giorni prima e precisamente alla notte in cui era scoppiata una rissa alla Vucciria, dove due gruppi contrapposti se l’erano date di santa ragione. La ricostruzione arriva da G.O., il ventiduenne coinvolto nell'omicidio del ragazzo del Cep, Rosolino Celesia, ucciso al culmine di una lite nella discoteca Notr3, l'ex Reloj, di via Pasquale Calvi, a Palermo. Tra la persone coinvolte, nella rissa alla Vucciria, c’erano anche i due coetanei.
G. O., accusato di porto e detenzione illegale di arma da fuoco, ha negato che i due si fossero dati appuntamento al Notr3 per un ulteriore chiarimento. Si sarebbero rivisti per caso ed è solo in quel momento che la discussione sarebbe ripresa più violenta di prima. «Lui mi è saltato addosso, mi ha colpito e sono caduto a terra stordito, anche perché avevo bevuto. Poi non ho capito più niente», avrebbe detto G., forse cercando di limitare le sue responsabilità. Ai giudici, infatti, avrebbe fatto vedere le ecchimosi al volto e alcuni tagli che Celesia gli avrebbe provocato con un oggetto contundente, ferite che - a suo dire - dimostrerebbero come sia stato lui a subire l’aggressione e non viceversa. Inoltre, avrebbe negato di sapere che il fratello minore aveva un’arma, anzi non si sarebbe nemmeno accorto di quello che stava accadendo intorno a lui perché era a terra svenuto.
Ed è in questo momento, almeno in base alla loro ricostruzione dei fatti, che sarebbe intervenuto M., il fratello diciassettenne, il quale avrebbe estratto la pistola - che avrebbe comprato al mercato di Ballarò subito lo scontro alla Vucciria - facendo fuoco per timore di essere attaccato anche lui dall’ex calciatore. «I due ragazzi e la loro madre sono molto dispiaciuti per quanto è successo. Sono vicini ai genitori di Rosolino», ha detto l'avvocato Vanila Amoroso, che difende i due fratelli, svelando che il più giovane avrebbe pianto, ricordando il tragico episodio avvenuto nella discoteca. Il minorenne ha avuto un’infanzia difficile, senza il papà. Viene seguito per altre vicende anche dai servizi sociali e sta completando gli studi . Ha ribadito di avere agito d’istinto per legittima difesa. «Temeva per la sua vita - ha riferito il suo legale - perché ha pensato che dopo avere picchiato il fratello, Celesia avrebbe colpito anche lui. Per questo ha preso la pistola e ha esploso i colpi. Solo per legittima difesa». E svela anche un ulteriore particolare: dieci giorni prima alla Vucciria, Celesia avrebbe colpito il fratello con una bottiglia, per questo motivo il minorenne si sarebbe talmente intimorito da andare a cercare (e trovare) una pistola nel mercato di Ballarò.
«I tre si sono di nuovo incontrati in discoteca - ribadisce il legale -. La vittima avrebbe aggredito il più grande che lo ha invitato in cortile per un chiarimento. Rosolino l’avrebbe colpito alla testa facendolo svenire ed è lì che il minorenne ha preso la pistola e ha sparato». Ma il minorenne si sarebbe subito reso dell’enormità e della gravità della situazione: «Ha prima soccorso il fratello ferito e lo ha portato a casa. Poi si è disfatto della pistola gettandola in mare a Vergine Maria e il giorno seguente ha chiamato le forze dell’ordine. È stato lui a consegnarsi ai poliziotti», conclude l’avvocato.
L’intera storia, però, è al vaglio degli investigatori, che non sono per niente convinti che le cose si siano effettivamente svolte in questo modo. Chi indaga sospetta che il più giovane possa essersi assunto la responsabilità dell'omicidio per coprire il fratello più grande. Ma i dubbi riguardano anche il movente: quello della casualità sembra troppo fragile e di comodo e quindi si seguono anche altre piste. Ipotesi investigative che si stanno concentrando sullo spaccio di droga in alcune piazze «calde» della città ma anche su alcune bande di giovani che potrebbero avere interesse a controllare gli ingressi nei luoghi più frequentati dal popolo della movida. Gli agenti della squadra mobile stanno identificando alcune persone che potrebbero aver visto o avuto un ruolo nella vicenda, e contemporaneamente stanno analizzando le telecamere di videosorveglianza per avere le risposte ai tanti interrogativi che ancora aleggiano su quella che potrebbe essere più di una semplice lite che si è trasformata in un bagno di sangue.
Intanto, dopo l'autopsia che ha accertato che Celesia è stato raggiunto da due proiettili, uno al collo e uno all'addome, che si sono rivelati fatali, la salma è stata restituita ai familiari: mercoledì 27 dicembre al Cep saranno celebrati i funerali.
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