«Le opere abusive non dovranno essere abbattute», una sentenza del Cga riapre Villa Mautha a Cinisi
Villa Mautha a Cinisi è salva e può riaprire agli eventi. Le opere abusive della villa per ricevimenti, negli ultimi anni punto di riferimento per matrimoni e altri festeggiamenti in provincia di Palermo, non dovranno essere abbattute. Una sentenza del consiglio di giustizia amministrativa ha accolto l’appello del proprietario Vito Sollena e della Galati Catering. Inoltre, potrà essere riallacciata l’utenza idrica. L’ordinanza era stata emessa dagli uffici del quarto settore del comune di Cinisi nei confronti del titolare della ditta alla quale erano state rilasciate la concessione edilizia e l’autorizzazione per esercitare l’attività di ristorazione. Sollena e Galati, dopo anni di richieste, avevano provveduto a rimuovere parzialmente i vizi responsabili dell’annullamento della concessione, demolendo parte del fabbricato e dei pergolati lignei, che erano stati indicati come portici. Secondo gli organi competenti, oltre la metà della struttura - che comprende due piani, un seminterrato e un laghetto decorativo con annessi locali tecnologici - non sarebbero stati autorizzati. La vicenda inizia nell’estate del 2019, alla fine di uno degli ultimi matrimoni con musica ad alto volume e fuochi d’artificio. Una segnalazione aveva fatto arrivare sul posto carabinieri e personale dell’Arpa. Dopo una serie di indagini e rilevazioni fotometriche - che avrebbero rilevato delle inadempienze dei limiti consentiti dalla legge - la villa di via Pio La Torre era stata posta sotto sequestro, così come la strumentazione. Ed erano scattate anche quattro denunce per disturbo della quiete pubblica. Già nel 2012 la struttura era stata chiusa, perché nei locali sarebbero state organizzate serate senza le necessarie autorizzazioni. Tanto che il Tar, proprio quell’anno, aveva dato ragione al comune di Cinisi emettendo un’ordinanza con cui veniva rigettata la richiesta di sospensiva e respinto il ricorso del proprietario. Sotto i riflettori la presunta incompatibilità con l’uso commerciale del locale seminterrato e del piano terra. Al termine dei successivi accertamenti, la stessa amministrazione comunale che aveva firmato anni prima le autorizzazioni e l’assessorato regionale al Territorio, avevano ritenuto la concessione edilizia rilasciata nel 2015 illegittima, richiedendone l’annullamento. Oggi la sentenza del ricorso al Cga mette una pietra sulla vicenda.