C’è un video che mostrerebbe G. O., 22 anni, pochi secondi dopo che Rosolino Celesia era stato ferito a morte, fuori dalla discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi, a Palermo: in mano avrebbe avuto una pistola. E c’è la confessione del fratello M., 17 anni, che ha ammesso di aver sparato almeno due volte contro Celesia, a pochi centimetri di distanza, dopo una rissa scoppiata pare per futili motivi, quando ormai erano le tre di notte di giovedì. Le indagini sull’omicidio di Lino Celesia - 22 anni, morto all’ospedale Civico (dove i medici hanno tentato l’impossibile per salvarlo) per i due colpi di pistola, uno al torace con il proiettile che è uscito dalla schiena, e uno al collo - hanno qualche punto fermo. Ma sono tanti gli aspetti oscuri ancora da chiarire. Di fatto, le indagini della Squadra mobile hanno consentito di ricostruire un quadro che ha portato all’emissione dei due decreti di fermo: uno, a carico di G., il fratello maggiorenne, firmato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vittorio Coppola. L’altro, per il diciassettenne M., dal procuratore per i minori, Claudia Caramanna. Il frame di un video registrato dalle telecamere di videosorveglianza della zona del locale notturno, che hanno ripreso i momenti successivi all’omicidio, racconta un particolare che potrebbe essere la svolta delle indagini. Quell’immagine dove si vede una pistola in mano al fratello maggiore ha consentito di accusarlo di detenzione e porto abusivo di arma. Sulla responsabilità del minorenne, che si è autoaccusato dopo avere inizialmente detto agli inquirenti di aver solo partecipato a una rissa, si concentrano gli accertamenti della Scientifica: bisognerà trovare i riscontri alle sue parole, capire se l’assunzione di responsabilità sia solo un modo per evitare al fratello maggiorenne - che rischia anche la massima pena, esclusa per i minori - la responsabilità di aver fatto fuoco. E intanto è stata smentita dagli inquirenti la telefonata al 112 con cui il ragazzo avrebbe detto di aver preso parte alla zuffa, indirizzando di fatto le indagini su di sé. M. è in carcere al Malaspina e oggi dovrebbe incontrare il legale di fiducia, l’avvocato Vanila Amoroso, che ha seguito in passato il ragazzo per una vicenda che lo aveva visto protagonista, ma non responsabile di reati: M. avrebbe postato su un social un video dove si vedeva qualcuno che sparava utilizzando una pistola. E quando il video era finito all’attenzione degli inquirenti, una perquisizione a casa aveva svelato che in realtà la pistola che si vedeva nel video era un giocattolo, e quindi non era stato commesso alcun reato. Un ragazzo difficile M., lui e i fratelli erano rimasti orfani di padre da bambini: alla madre, il difficile compito di crescerli, con altri fratelli ancora, e qualche grattacapo da gestire. «Dispiace, lo dico umanamente prima che come avvocato, che possano accadere vicende come l’omicidio di un ragazzo. Sono cose che non dovrebbero succedere», si limita a dire l’avvocato Amoroso, da sempre impegnata come professionista che si occupa di civile, penale, diritto di famiglia. Il legale dovrebbe incontrare il suo assistito oggi al Malaspina e solo in quel momento potrà conoscere la sua versione dei fatti. La Procura ha intanto dato l’incarico a un medico legale per l’autopsia: non sembrano esserci dubbi sul fatto che Lino Celesia sia stato colpito a morte da due proiettili. Qualche particolare utile potrebbe venire fuori anche dall’analisi dei telefonini che sono stati sequestrati ai due fratelli, che la notte del delitto erano al Notr3. La lettura delle chat, le telefonate fatte negli ultimi giorni, potrebbero confermare una delle ipotesi privilegiate da chi indaga: a scatenare la lite che ha portato all’omicidio di Celesia sarebbero stati motivi futili. Uno di quei pretesti o dissidi frequenti nei locali notturni: sarebbe escluso un legame con le risse scoppiate tra giovani nei giorni scorsi, anche quella di via Isidoro La Lumia, culminata con gli spari in aria, esplosi da un uomo e ripresi dai telefonini degli abitanti della zona, allertati dal fuggi fuggi e dalle urla di quella notte. Agli atti delle indagini della Squadra mobile ci sono i video registrati da alcune telecamere che inquadrano l’esterno del Notr3: si sentono i colpi di pistola sparati contro Celesia, si vede un gruppo di persone vicino a un’auto bianca parcheggiata in via Giovanni Raffaele, la strada che costeggia il retro dell’edificio dove c’è il locale notturno, c’è il corpo di Celesia che viene trascinato fuori dal locale. l’arrivo di un’ambulanza su cui viene caricato il ragazzo, poi portato di corsa verso l’ospedale Civico.