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Palermo, i 14 spari contro la casa di Spina allo Zen: si indaga anche sul precedente di ottobre nella stessa strada

L'avvertimento in via Costante Girardengo. i carabinieri battono la pista dei contrasti criminali e studiano eventuali collegamento con la pioggia di fuoco che colpì l'abitazione di Gaetano Giampino

I rilievi della Scientifica fra i casermoni dello Zen in un'immagine d'archivio

Nella città violenta e dal grilletto facile le armi tornano a tuonare e allo Zen una nuova spedizione punitiva viene messa a segno contro un altro pregiudicato. Sabato notte, per il secondo fine settimana di seguito, a Palermo c’è stata una sparatoria (l’altra fu in via La Lumia, nel diverso contesto della malamovida): stavolta nel mirino è finito Salvatore Spina, di 48 anni, personaggio noto alle forze dell’ordine per via di alcuni precedenti.

Contro la porta della sua casa, un appartamento al terzo piano di un edificio popolare di via Costante Girardengo, sono stati esplosi 14 colpi di pistola, quasi un intero caricatore di un’arma semiautomatica. Un pesante avvertimento contro Spina, che vive in quella casa e ha due figli e che, ascoltato dai carabinieri, non ha fornito indicazioni utili sull’accaduto. Di certo il messaggio è sinistro e i colpi di pistola, che non hanno provocato feriti, rappresentano un inquietante segnale che gli inquirenti inquadrano nell'ambito di faccende criminali nel turbolento quartiere, dove spesso intimidazioni e spedizioni punitive sono da attribuire a contrasti legati alla gestione del traffico di droga e affari illeciti.

Il cognome Spina è molto diffuso allo Zen e nei fascicoli giudiziari ci sono personaggi con quel nome che in passato sono finiti sotto inchiesta per storie di droga e per vicende relative al racket delle case popolari. Il quartiere è una sorta di polveriera e ospita personaggi dal grilletto facile, pronti a regolare i conti con il piombo. Sui colpi di pistola contro la casa di Salvatore Spina sono in corso indagini. I carabinieri e gli esperti della scientifica hanno compiuto un lungo sopralluogo in via Costante Girardengo per ricostruire la scena del crimine, repertare i bossoli trovati sul posto e andare alla ricerca di elementi utili per inquadrare la storia in un preciso contesto, per comprendere i motivi dell'avvertimento, ancora avvolto dal mistero.

Un lavoro non semplice in una fetta della città in cui l'omertà regna sovrana. Gli investigatori vogliono comprendere in quali guai si sia cacciato Spina, quali siano le sue frequentazioni e i suoi contatti con gli ambienti criminali.

Il caso giunge ad alcune settimane di distanza da una simile intimidazione. La notte del 22 ottobre (sempre di sabato e sempre in via Costante Girardengo) una pioggia di fuoco colpì l’abitazione di Gaetano Giampino, 69 anni, tornato a casa - ai domiciliari - da pochi giorni dopo una condanna per tentato omicidio. Qualcuno si piazzò per strada, impugnò l’arma e sparò a ripetizione: sei colpi si conficcarono contro il muro, altri penetrarono nell’appartamento. Anche in quell'occasione non ci furono feriti. Adesso gli inquirenti si chiedono se ci sia una relazione tra i due episodi e cosa si stia muovendo allo Zen. Dove i nervi sono sempre scoperti e le contese spesso si risolvono a colpi di arma da fuoco, come dimostrano le numerose spedizioni punitive degli ultimi anni, spesso con esiti sanguinosi. Sono stati diversi i pregiudicati gambizzati. Vicende il più delle volte riconducibili a contrasti nell’ambiente dello smercio di stupefacenti. Spesso gli uomini condotti in ospedale hanno affermato di non ricordare molto, di avere visto appena un’ombra. Episodi avvolti dal silenzio in un quartiere difficile della città.

«Lo Zen è un macello, di solito vanno subito a pistole in mano che si vogliono sparare, subito, non ci pensano due volte». A descrivere il clima violento nel quartiere di palazzoni popolari è stato il collaboratore di giustizia Silvio Guerrera, ex reggente del clan di Tommaso Natale, che nei suoi verbali ha raccontato anche di avere svolto in più di un’occasione un’opera di mediazione tra i principali venditori di stupefacenti per evitare pesanti conflitti. «Spesso - prosegue il racconto - vanno con le armi e degenerano tutti. Sono sempre dei rioni molto particolari. Fino a che c’eravamo noi cercavamo sempre di farli riappacificare per non far succedere storie».

Nella foto i rilievi della Scientifica fra i casermoni dello Zen in un'immagine d'archivio

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