Il video shock sul gatto sbranato dai cani a Partinico ha dei pesanti strascichi. Dito puntato sul proprietario dei tre cani, contro il quale sono partiti nuovi esposti da parte delle associazioni animaliste. Uno indirizzato alla procura per chiedere il sequestro dei cani, perché sarebbero stati utilizzati impropriamente come arma e dunque «nella disponibilità di persona non idonea». L’altro al questore di Palermo per la revoca dell’eventuale licenza e delle armi possedute. Ad avere sottoscritto gli esposti le associazioni Stop Animal Crimes Italia e Un’Anima Mille Zampe di Alcamo. L’uomo, dopo avere inseguito un gatto che aveva cercato rifugio su un albero, gli ha sparato. Il micio, caduto al suolo, è stato fatto sbranare vivo dai suoi cani. Tutto ripreso in un video pubblicato sui social, poi eliminato ma quando oramai era troppo tardi, perché il filmato era diventato virale. «Un fatto gravissimo che evidenzia ancora una volta – si legge in una nota delle due associazioni - come gli animali siano ancora oggi da taluni considerati oggetti e risultino spesso vittime dei disumani sfoghi di soggetti “mentalmente disturbati”, che oltretutto, come in questo caso, sono presumibilmente in possesso di licenze di porto d’armi». Secondo le associazioni questo episodio è la riprova di come gli animali non godono di efficace tutela. Numerosi sono i casi che effettivamente vengono giornalmente segnalati e denunciati. «Non registriamo interventi efficaci da parte di sindaci e Asp veterinarie – continua la nota - che anzi agiscono inconsapevolmente in senso inverso. Recentemente abbiamo segnalato la presenza di due diversi casi di cani che vivono su balconi. In un caso la situazione è peggiorata poiché, successivamente alla segnalazione, il balcone è stato oscurato con un telo nero ombreggiante. Nell’altro, un cane lasciato stanziare per ore su un balcone senza ringhiere o protezioni, nessun provvedimento urgente è stato adottato». Ad essere stato inoltre segnalato un cane da caccia ritrovato vagante con un collare a impulsi elettrici al collo e senza il microchip che potesse fare risalire al responsabile.